28.1.18

Recensione: "Corpo e Anima"

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Il vincitore di Berlino è un film bello, forse bellissimo, che ha però evidenti problemi di sceneggiatura, specie nella costruzione dei personaggi secondari o in alcuni passaggi narrativi.
Eppure è potente lo stesso, eppure la storia di lei e di e lui, la storia di questi due cervi, è davvero tanta roba.
Un film sull'amore forse, o su una ricerca.
Con un personaggio, quello di lei, davvero straordinario

presenti spoiler dopo ultima immagine

C'è quel bosco innevato che pare tanto un altro bosco innevato, quello dove, un giorno, si incontrarono un padre e un figlio.
Quel padre, per quella particolare magia che hanno i sogni o i ricordi trasposti, era incredibilmente molto più giovane del figlio.
Insegnava lui il rumore del mare.
Quel luogo era l'unico luogo dove questo padre e questo figlio potevano incontrarsi.
Che buffo, il bosco è lo stesso e ancora una volta ci troviamo in un sogno.
E ancora una volta le due persone che si incontrano in questo bosco lo fanno col potere metamorfico dei sogni.
Son due cervi, anzi, cervo e cerva che in questi casi il genere è importante.
Stanno vicini, si proteggono, si toccano il naso.
Poi siamo catapultati dentro un mattatoio.
E Corpo e Anima diventa in questo strano inizio una specie di film dell'orrore, un orrore vero e diffuso che noi carnivori dobbiamo avere la coerenza e il coraggio di conoscere.
Eppure non sempre far vedere l'orrore, sbatterci in faccia certe cose, deve arrivare a questi eccessi, a questa durata, a questo grand guignol. Anche perchè tutto questo che vediamo poi, col film, c'entra solo marginalmente. E allora se non sei tematica principale si potrebbe anche aver più delicatezza.
Ma pensier mio.

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Endre è il direttore finanziario di questo mattatoio. Ha un braccio, per fortuna il sinistro, paralizzato. 
Anche la sua vita tanto lontana dalla paralisi non è, monotona, quasi spenta, ormai priva dal mondo femminile.
Eppure è uom piacente, intelligente, mediamente simpatico, cortese ma capace di prendere il toro per le corna.
Ma Corpo e Anima non è Endre, Corpo e Anima è Maria (e che la regista sia donna caso non è).
Maria che la prima volta che la vediamo ritrae di soli 10 cm quel piede che, malandrino, era finito nella luce.
Quel suo ritrarlo nell'ombra è uno dei più piccoli gesti che ho visto recentemente al cinema a raccontar più cose.
C'è tutto di lei, c'è appunto la metafora di stare nell'ombra, nel suo mondo, lontana dagli altri e dal palcoscenico, la timidezza di un'anima solitaria.
Ma c'è anche il suo metodo, la sua ossessione, il suo assoluto bisogno di perfezione, il suo rifuggire sporcature nel suo mondo intonso e netto. E se queste sporcature son 4 briciole di pane in un tavolo, una forchetta non allineata nel piatto (pare il John May di Still Life) o l'unghia del piede che finisce nell'ombra è lo stesso.

Si incontrano i nostri due personaggi, ma il muro pneumatico che avvolge Maria è troppo impenetrabile. E Endre è uomo d'altri tempi, non invadente, capace di rispettare.
Poi avverrà una cosa strana al mattatoio e per colpa di questa cosa strana arriverà un'avvenente e ormonalmente straripante psicologa. 
E questa cosa strana della polverina e questo arrivo della psicologa paion cose tanto forzate in un film per niente perfetto, un film in cui fatichi ad entrar completamente dentro, un film scritto bene ma non benissimo (anche il personaggio dello stallone piacione pare una macchietta usata solo come gioco di ruolo, stessa cosa per l'amico grasso di lui).
Eppure Corpo e Anima è bel cinema, anzi, bellissimo e di film perfetti ce ne son pochi.
Fatto sta che grazie a questa abbastanza debole trovata della psicologa veniamo a sapere del bosco innevato e dei cervi.

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E parte il vero Corpo e Anima.
Come è possibile che due persone facciano lo stesso sogno la stessa notte?
E che addirittura siano loro stessi i due protagonisti del sogno, uno un cervo, l'altra una cerva?
Non ci è dato sapere.
Eppure Endre e Maria tutte le notti fanno un sogno uguale a quello dell'altro. E nemmeno lo stesso sogno eh, che in quel mondo innevato di cervi succedono cose diverse ogni volta.
La prima cosa che ci viene in mente è quella cosa che, a cercarla, la trovi dapertutto, l'amore.
Quel loro conoscersi e cominciare ad avere un mondo onirico parallelo è forse questo? E' forse la proiezione per immagini, quasi cinema, di un colpo di fulmine?
In realtà il finale ci suggerisce una cosa simile ma non identica.
Di sicuro Corpo e Anima è film di metafore.
Il sogno dei cervi è metafora se ce n'è una. 
E, fateci caso, gli occhi di lei hanno la forma di quelli degli animali, specie delle mucche e dei cervi proprio.
Ma anche i contenitori del cacio e pepe, anche i pupazzetti della Lego diventano metafora.
Endre e Maria sono cervi, cacio e pepe, Lego, tutto. Ma nella vita reale, quella in cui i corpi debbono arrivare a toccarsi, non accade invece nulla.
Ed è qui che comincia forse la parte più bella del film, quella in cui Maria, con tremenda fatica ma anche struggente impaccio e dolcezza, prova a levarsi quella corazza.
E inizia a scoprire sia il corpo che l'anima.
E il corpo è toccare le cose, il corpo è infilare la mano in un purè di patate, è toccare i fili d'erba, è farsi bagnare dall'acqua, è guardare un film porno, è farsi carezzare dalle mani di un peluche.
E l'anima è capire che stai provando qualcosa dentro, capire che stai cambiando.
L'anima è andare davanti a lui e dirgli 

"Credo che tu sia una meraviglia"

una frase così grande detta da una che un istante prima non prendeva manco il caffè con chicchessia.

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Però la prima notte non era andata bene, la paura dei corpi era ancora troppo forte.
E manco ci si addormentava, manco i cervi si potevan vedere.
E allora lui se ne va.
E quando lei adesso è pronta, adesso per la prima volta in vita sua è veramente pronta, subirà il suo rifiuto e vedrà così crollare del tutto il suo mondo.
E allora non resta che andarsene, sempre con mestizia, precisione, basso profilo.
E in quella vasca sgorga il sangue (in un film che è tanto tanto sangue, da quello di morte animale, a quello di suicidio -cosa ben diversa, opposta, perchè gli animali non decidono di morire- a quello della verginità persa), in quella vasca piena di sangue ho veramente sofferto, l'empatia è arrivata finalmente.
Non era giusto per Maria, non lo volevo.
Ma credevo finisse così.
E invece no.
E invece in un film che ha l'anima nelle coincidenze e nell'inspiegabile (il sogno) arriva un'altra coincidenza, una chiamata.

"Ti amo immensamente"
"Anch'io"

e fanno l'amore. 
E pensiamo che allora corpo e anima non son per forza due elementi in contrapposizione, anzi, in quella scena di sesso e di corpo pare che qualcuno scopri, in quella maniera, anche la sua nuova anima

"Non ho sognato"
"Nemmeno io"

e quel bosco innevato placido e senza più cervi ci fa pensare che quel sogno era una ricerca, una ricerca comune.
E quella ricerca ha avuto il suo compimento.
E allora nel sogno non rimane niente.
Perchè a volte, i sogni, si trasformano in realtà, irrompono nella vita.
I cervi spariscono.
E lasciano spazio a una colazione insieme

7.5/8

4 commenti:

  1. Per caso, il bosco di cui parli all'inizio Giuseppe, quello del padre e figlio era il bosco di "biutiful"?
    E' uno dei miei preferiti....allora questo puo' essere il mio film...

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    Risposte
    1. per me il bosco innevato è e sarà sempre Biutiful ;)

      vai Paolo

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  2. Bello, bello, bello!!! Visto ieri sera!

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due cose

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3 ciao