19.6.18

Recensione: "Zurich"

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Un film splendido.
Il racconto di una donna alla deriva, stravolta dal dolore per aver perso il proprio uomo.
Ma, piano piano, con una costruzione narrativa e una scrittura magistrale, Zurich ci racconterà che dietro quella condizione c'è anche altro.
Scritto da una donna, diretto da un'altra, interpretato, in modo magnifico, da un'altra ancora.
Imperdibile

presenti leggeri spoiler, grandi verso fine recensione

Una donna incredula guarda un ghepardo sul ciglio della strada.
La donna è appena uscita da un'automobile finita in un fiume. E' illesa e, forse, la sua incredulità non è solo quella di trovarsi davanti un ghepardo ma anche il ritrovarsi lì, viva e vegeta, senza un graffio.
Comincia così questo bellissimo film di dolore e rabbia, che non si sa dove finisce l'uno e comincia l'altra.
Comincia così e questa scena, visto il finale, me la vorrei tener da parte e tornarci poi, con calma.




Non sarà la prima cosa anomala che incontreremo in questo strano inizio, visto che partiremo con un capitolo che vi viene segnalato come numero 2.
Non ci vuole un genio a farci insospettire del fatto che prima o poi ci troveremo davanti un capitolo 1 e che quel capitolo 1 ci racconterà dei fatti antecedenti, probabilmente come quella donna è finita in quel fiume.
Ma questa costruzione narrativa, abbastanza inusuale ma di certo non nuova (in tantissimi film abbiamo verso la fine dei flash back su qualcosa accaduto prima del prologo, ma è anche vero che pochissimi film sono divisi in due blocchi a sè stanti, molto lunghi, di cui il secondo è antecedente al primo).
Sto usando tutte queste parole su questo aspetto perchè io credo che la costruzione narrativa di Zurich sia assolutamente il suo valore aggiunto. Se il film avesse avuto ordine cronologico, prima la parte 1 (Boris) poi la 2 (Il Cane) ci saremmo trovati davanti un'opera sempre molto bella ma sensibilmente meno interessante.

Perchè la forza di Zurich è quella di trovarci davanti questa donna alla deriva, completamente stravolta, con un dolore dentro insostenibile, e capire piano piano da cosa derivi questo dolore, cosa le è successo. E per un appassionato di sceneggiatura come me vedere quelli che tecnicamente vengono chiamati "rimandi", ossia aspetti della scrittura che ritornano più volte nel film, scoperti "all'indietro" è bellissimo.
Vi faccio un esempio su tutti.
Nina, la nostra protagonista, ha davanti due uova sopra dei toast. Li guarda per un pò di secondi, poi decide di non mangiarli e darli al cane. Scena assolutamente comprensibile, quel pasto è orribile e la scelta di Nina condivisibile.
Ma solo nelle seconda parte -ricordiamolo, antecedente nei fatti- capiremo perchè Nina non ha mangiato quelle uova (che però, paradossalmente, ha ordinato).
In un film cronologico il rimando sarebbe immediato, se il secondo elemento avviene dopo il primo facilmente ce ne accorgiamo. Ma in un film che stravolge la linea temporale è diverso, il secondo rimando (quello condizionato dal primo) l'avevamo già visto in precedenza e quindi siamo costretti a fare un piccolo sforzo e ricostruire tutto.
E ce ne sono parecchie di queste cose. Alcune macroscopiche, come l'ossessione di Nina per i camion (che io, in effetti, non mi spiegavo), altre più nascoste (come ad esempio il messaggio in segreteria "Voleva liberarsi di no? e di nostra madre?", impossibile da capire nel momento dell'ascolto).
Per non parlare di quella foto di bambini nel guardrail...
Forse, però, la scena madre in questo senso è quella quando una bambina le stringe la mano ma lei, subito, la ritrae.
E così un film che già di suo, per recitazione, emozione, densità e profondità era già molto bello diventa anche una gran cosa di scrittura, un film puzzle che rimette insieme i pezzi. Ma sono pezzi "emotivi", non i pezzi di un thriller.
Nina è interpretata da un'attrice fantastica, tale Wende Snijders, con un viso che somiglia in modo pazzesco, specie nel profilo, alla giovane Frances McDormand.
Il suo è un ruolo difficilissimo perchè il suo dolore (e la sua rabbia) sono quasi sempre trattenuti, implosi. 
A questo punto, prima di continuare, mi tocca dire una cosa. La vicenda raccontata in Zurich, il personaggio che viene disegnato, doveva per forza esser stato scritto da una donna. Perchè quello che è successo a Nina, ovvero la perdita del marito e, contestualmente, scoprire l'altra faccenda, era un qualcosa che solo una donna poteva riportare in maniera così potente. Buffo però che la sceneggiatura sia di una donna e la regia di un'altra, avrei scommesso 100 euro che fossero la stessa persona.
Ci bastano 15 secondi per avere un personaggio a tutto tondo.
Nina si avvicina a un uomo, lo odora, immagina di cingerlo a sè e poi, per sbaglio, i due si abbracciano davvero. Quindici secondi, senza una parola, e te hai una descritto una donna persa, una che ha una mancanza del proprio uomo pazzesca, un essere vivente completamente ancora in apnea.
Ma andiamo avanti a descrivere la grandissima sceneggiatura del film.
Nina sta cantando quando, ad un certo punto, vede in fondo al locale un uomo.
Smette di cantare, lo insegue ma lo perde.
Poi, 5 minuti dopo, sfuggendo a una rapina, Nina finisce in acqua. E nell'acqua, là sotto, vestito da sposo (e lei da sposa) vediamo lo stesso uomo di prima.
Anche adesso, due pennellate, nessuna parola e noi abbiamo un quadro completo, Nina ha perso suo marito, lo vede ovunque, in visioni sia metafisiche che terribilmente reali.
Un quarto d'ora e abbiamo apparentemente già tutto. Eppure no, eppure la bellezza di Zurich sta nello scoprire piano piano che quello che noi stavamo prendendo "solo" per dolore era in realtà qualcosa di molto diverso, era un sentimento che non ha nome ma che ha dentro il dolore stesso, la rabbia, la sfiducia, la morte interiore.
Potremmo definirla depressione ma non saremmo del tutto precisi e non voglio aprire un argomento così ostico e vasto.


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Nina va avanti, a caso. Ruba un cane (e anche qui avremo poi il rimando, splendido, che ci farà leggere quella scena addirittura al contrario) e se va in giro con lui.
Conosce un uomo e quest'uomo è interpretato da quello che a questo punto considero un grandissimo attore, colui che interpretò quel padre terribile in Tore Tanzt.
Iniziano una relazione, lui al tempo stesso sembra tenere a lei ma essere anche abbastanza ambiguo (ma forse ero condizionato dall'altro film).
In realtà è Nina ad essere in un caos incredibile e quell'uomo, per una volta bisogna ammetterlo, è vittima di una donna completamente alla deriva, incapace di capire quello che vuole, sempre se vuole qualcosa.
Quando si lasceranno le frasi che le dirà lui risulteranno potenti e vere "Tu ti chiudi, tu non vuoi dirmi nulla, tu non vuoi condividere, tu mi stai succhiando la vita".
Come se non bastasse, appena dopo, si compierà l'ennesima tragedia, quella che darà fine al capitolo.
(e, a questo punto, capiamo che i titoli dei due capitoli sono i due esseri viventi persi da Nina)
Arriviamo così alla seconda parte, anche questa notevole, quella che piano piano ci darà tutte le risposte.
Io, lo ammetto, sono stato per una buona mezz'ora con una grande tensione. Vedere quella bimba e sapere che nella prima parte non c'era mi faceva aspettare ogni secondo il peggio.
Poi, invece, la soluzione trovata dalla sceneggiatrice è, anche in questo caso, di grandissimo livello.
Perchè se è vero che potrebbe risultare orribile vedere una madre lasciare la propria figlia è anche vero che quello che stava provando Nina, e quello che aveva scoperto, l'aveva uccisa, completamente. E non dovete pensare tanto alla simbologia del gesto (lasciare la bimba alla famiglia della "doppia vita") ma al fatto che Nina aveva deciso di porre fine alla sua vita. E, in questo senso, forse la sua era la scelta migliore, far vivere sua figlia (ancora piccola) in una famiglia che ripartiva dal loro stesso dolore.
Il film ha una splendida colonna sonora, una superba fotografia, e grandi interpretazioni degli attori. In realtà funziona veramente tutto con, unico rischio, quello di leggeri cali di ritmo o ripetersi di scene troppo simili.
Prima di tornare al prologo ci tenevo a sottolineare un'altra perla di sceneggiatura, ovvero quella di lei che va a recuperare la roba dal datore di lavoro. E vedere quei disegni, più di uno, più di un bimbo, era la prova finale di come, realmente, Nina stesse con un uomo che non conosceva, un uomo capace di portare avanti due vite complete e felici contemporaneamente.


Nina si leva le scarpe (altra finezza di scrittura, la ragazza dark aveva detto venti minuti prima che i suicidi fanno questo) e si getta a folle velocità con l'automobile.
Chiude gli occhi e ci regala un finale terribile e straordinario.
Un finale che sa tremendamente di morte.
E allora ripensare a quell'inizio, a quella donna senza un graffio e a quel ghepardo, un animale così assurdo come primo elemento di un film. mi suggerisce, purtroppo, un'interpretazione che non avrei mai voluto avere.
Nina, forse, era davvero morta in quel finale.
E non so nemmeno se, alla fine, sia meglio così per lei.
Perchè vederla con addosso tutto quel dolore, vederla così spenta, così morta dentro, vederla abbracciare quel cane e urlare al mondo il suo strazio forse è pure peggio.
Ma voglio credere di no, voglio credere che tutto quello che abbiamo visto fosse reale.
E che Nina, un giorno, ce la farà.
Supererà tutto quel dolore e tutta quella rabbia.
Che ragioni di vita, almeno una, e grandissima, ne ha ancora.

17 commenti:

  1. Stupendo...non aggiungo altro, perchè dopo la tua recensione, è veramente difficile, mettere cose interessanti in piu'...la protagonista principale Wende Snijders, è una cantante folk rock, di un certo livello, per cui dopo un' interpretazione del genere, possiamo dire che siamo di fronte ad un artista nel vero senso della parola.
    Dopo la scena iniziale del ghepardo pero', che effettivamente, puo' far pensare alla morte di Nina, inizia il film, con lei che si sveglia su un camion vestita con lo stesso vestito del finale, quello nero, del funerale e della corsa finale in macchina....sto cercando di capire, se la regista ha lasciato questo dubbio della morte o no...

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    1. ah, ecco perchè nella scena del locale aveva quella voce così cristallina ;)

      ora farò come feci con Alabama Monroe, mi vado a vedere i video di dove canta veramente ;)

      sì sì, anche io ho rimandato il film all'inizio per vedere se il vestito sia nell'incidente che dopo l'incidente fosse lo stesso. Ovviamente se fosse stato subito un altro eravamo sicuri fosse un sogno, così secondo me c'è il dubbio

      per tre elementi forti, il ghepardo (perchè il film comincia proprio così?), il suo essere assolutmente senza un graffio e quel finale che sa tantissimo si morte

      (poi vabbeh, c'è anche la faccenda notte/giorno ma quello magari perchè era svenuta)

      non lo so :)

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  2. Scusa, ma mi ha incuriosito questa tua frase:

    "quell'uomo, per una volta bisogna ammetterlo, è vittima di una donna..."

    Perché l'inserimento di quella parentetica?
    ("per una volta bisogna ammetterlo")

    Che significa?
    Altrimenti detto: perché hai sentito la necessità di scriverla?

    Sandro.

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    1. sì sì, ottima domanda

      è un pò una parentesi riferita al mio modo di pensare e a quello che scrivo sempre, ovvero la mia "vicinanza" al mondo delle donne

      quindi per una volta, a malincuore, dovevo andar contro loro ;)

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    2. Allora avevo capito bene.
      Grazie della risposta.

      Sandro.

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    3. ma scherzi, grazie a te del commento

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  3. provo a dire la mia su quel finale/inizio....
    ma prima lode alla protagonista (che si,accidenti,somiglia davvero molto a Frances McDormand),alla regista che ci regala delle inquadrature come ormai noto molto in questi film indipendenti,veramente coinvolgenti,e una sceneggiatura di ferro. L'idea di ripartire da metà e poi farci assaporare insieme alla protagonista quell'amaro e quel dramma,ci spezza piano piano l'animo,fino alla fine del capitolo 2,che l'ho trovata troppo vera,troppo dura.
    Riguardo l'inizio,a parte il ghepardo che proprio non riesco a collocare bene (se non un possibile,impercettibile rimando al cane in mezzo alla strada)io credo che lei sia sopravvissuta,e che si meriti una vita degna. Lei lo ha amato,ha dato tutta se stessa per lui,ha messo al mondo una figlia che ha dovuto pure abbandonare...e si merita forse le bugie di lui,la doppia vita che egli conduce???
    no,secondo me la seconda parte,o meglio la fine di essa,è un capitlo che si apre per poter dare a lei un terzo atto dove più forte che mai,possa ritrovare la vita (e la figlia),dopotutto,se lo merita.

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    1. che film amico...
      secondo me uno dei 20/25 più belli del guardaroba, ma è passato un pò in sordina

      sì, regia e protagonista eccezionali

      ho dovuto rileggere la mia recensione per rimettere insieme i pezzi
      sì sì, ci sta quello che dici, ma un paio di elementi surreali, una incongruenza (lei illesa e senza un graffio) e quell'aura di "metafora" che pervade il film fanno pensare fortmente anche alla ipotesi peggiore

      in ogni caso spero che sia come dici te, del resto finiamo recensione e commento nello stesso modo

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    2. Dai,diciamo quasi surreali :-) il canale visto dall'alto mi ha fatto temere poco per la sua vita,anche se.....ma lo avrà avuto un airbag quella macchina?

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    3. a vedere come è andata ce l'aveva di ultima generazione

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  4. ieri ho fatto un file per mettere ordine ai film del Guardaroba (e cuginetti) ancora da vedere; ne ho davvero 80. AIUTO!!!!!


    ...sono partito dall'ultimo (ordine alfabetico) della lista. Si parte con qualcosa che non ho ancora capito, era un prologo, un antefatto, poi 2 capitoli, ma si prima viene il 2 e poi l'1. Eh si, Zurich ha una costruzione non convenzionale, ma grazie ad essa e a qualche inquadratura efficace, contemporaneamente romantica e drammatica, accompagna lo spettatore in una dimensione di malessere costante. Sarà anche per l'espressione perennemente ansiosa e spenta della sua ottima protagonista, ma si ha sempre la sensazione che il dramma sia presente, la "perdita" di qualcosa in continua evoluzione. Purtroppo non c'è molto ritmo e a tratti si spegne la luce, il film è breve ma poteva esserlo anche un poco di più; senza qualche lungaggine di troppo il resto è intelligente, molto ben scritto, ben raccontato (senza sottolineature, senza morbosità, senza retorica). Un bel film che, finito, ti fa venir voglia di rivederne brani, sequenze, alla ricerca di rimandi, di dettagli, di conferme.

    VOTO ***+

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    1. sai che pensavo non ne avessi visti motli meno?

      cavolo, son tantissimi ;)

      bellissimo commento per un film per me davvero stupendo (forse mezza tacca una tacca più di te)

      ed esatto, è uno di quei film da seconda visione (come too late), quando lo vedi che già sai noti molte cose in più

      cioè, tante se hai attenzione le ricostruisci anche con una visione eh (io poi coi miei appunti sono avvantaggiato, di solito con una visione ce la faccio)

      riguardo la mia ipotesi è, appunto, una ipotesi ma secondo me assolutamente possibile, non forzata

      e per quanto mi riguarda rende il film ancora un pizzico più bello

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    2. 80 ancora da vedere .... anzi 79 !!!

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    3. sì sì, quello dicevo in un italiano terribile

      dicevo pensavo che te ne mancassero da vedere molti meno ;)

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  5. letta la tua recensione.....
    non mi sono posto l'ipotesi che lei potesse essere morta e che quindi capitolo 2 potesse essere qualcosa di diverso da quello che abbiamo visto

    preferisco credere che il ghepardo sia l'anomalia fine a se stessa

    anche quando cade nell'acqua e trova il corpo di lui, ho per un attimo pensato fosse morta, ma boh.... qualcosa forse mi è sfuggita, ma credo che tutto quello che accade, abbia un naturale svolgimento

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  6. Rimettendo gli accadimenti in ordine, io interpreto la scena iniziale del ghepardo come la sua morte.
    Tutto quello che segue è una futuribile seconda vita, che (detto in parole povere e per nulla poetiche) dimostra come chi nasca sotto una cattiva stella non ha speranza di avere una seconda occasione. Una sorta di pessimismo cosmico moltiplicato per l'eternità...

    In ogni caso, il fatto di rimanere aperto è solo una delle tante caratteristiche che mi hanno fatto amare moltissimo questo film, che spiega poco ma ti tiene sempre sulla corda, non ti fa perdere il filo come fanno quasi sempre i complicatissimi film di matrice nolaniana, tanto in voga adesso (soprattutto fra i nerd!). Assurdo che un film tale non sia uscito in Italia, io l'ho visto con i sottotitoli in inglese, immagino anche voi.

    Quanto a Wende, è una fantastica cantante olandese, io già la conoscevo. Questo è il suo primo film ma non è alle prime armi nella recitazione, d'altronde mi pare evidente. Rimediate qualcosa del suo repertorio come il meraviglioso spettacolo teatrale "Carrè" oppure il suo ultimo album "Mens", sul tubo c'è tutto. Lei merita davvero.

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    1. addirittura conoscevi la protagonista? grande!

      la ascolto molto volentieri...

      no no, io l'ho visto con i sottotitoli italiani anche perchè li abbiamo fatti "noi" (un mio amico), questo film fa parte del guardaroba del buio in sala, ovvero il gruppo facebook dove condividiamo film non distribuiti, molto spesso sottotitolati da noi

      strano non li hai trovati, credo li caricammo in rete

      film straordinario comunque e, a memoria, mi sembra che io concordai con la tua ipotesi (ma dovrei rileggermi)

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