30.4.20

Recensione: "Boogiepop wa Warawanai" - Anime e Core, la grande passione per l'animazione giapponese - 8 - di Enrico G.



Zitto zitto il nostro grande esperto di anime, il giovin Enrico, è arrivato all'ottavo episodio della rubrica.
E' già tra le rubriche esterne (ovvero non scritte da me) più longeve della storia del blog, vediamo se resiste e va al primo posto ;)
Vi lascio alla lettura

Dopo tanto tempo torno a guardare qualcosa di recente. Boogiepop wa Warawanai è una serie del 2019, per le mie tempistiche geologiche parliamo praticamente di un’anteprima. Ma panta rei, tutto scorre, tutto cambia; quindi non c’è momento più adatto per una serie che, in fondo, proprio di cambiamenti parla, specialmente di quello definitivo: la morte.
Vista la sua recente uscita (non in Italia), ho pensato di dare un consiglio, più che analizzare.
Boogiepop è un cartone incredibilmente intelligente, vive praticamente solo dei suoi temi portanti e dei suoi personaggi. C’è poco spazio per il grasso che cola, questa è una serie all’osso. Il primo episodio è rivelatore, visto che non mi è piaciuto. Seguiamo questo studente molto classico, serio, composto, impegnato ma gentile con l’altra che gli sta dietro. Di conflitti interessanti non se ne vedono, persino le scene che dovrebbero essere stranianti vengono castrate dall’espressività facciale del protagonista: praticamente inesistente, monotona davanti ad ogni tipo di stranezza, dalla sua fidanzata che cambia personalità alle compagne di scuola che spariscono.
L’animazione è un punto abbastanza critico che piagherà la serie per tutta la sua durata, specie nelle scene “in pubblico”. Applaudo comunque la scelta di non fare folle in computer grafica (almeno, non che io abbia notato), una tecnica molto comoda che permette di fare doppioni delle comparse, ma la voglia, o il bisogno, di risparmiare portano personaggi appena fuori dal primo piano ad avere le facce non disegnate, anche se le persone in questione hanno qualche riga di dialogo. Non è certo uno dei lavori di punta della MadHouse, la miglior casa d’animazione televisiva del mondo. Mi piacerebbe un giorno dedicargli uno spazio, spiegando perché la ritengo tale, parlando dei suoi momenti di gloria negli anni ’80, con i suoi anime stilosi e dai colori vibranti, e della recente crisi, tra problemi interni, accuse di sfruttamento degli animatori, ripercussioni qualitative sui loro prodotti.
Insomma, le premesse sembrano così scarse da chiedersi perché valga la pena consigliarlo.
Perché Boogiepop wa Warawanai è un anime che premia la pazienza.

Gli eventi che sembravano fini a se stessi, quelle frasi criptiche, persino personaggi sullo sfondo, poco più che comparse, tutto trova il suo posto come in un puzzle. Questo è Boogiepop wa Warawanai, un gioco nel gioco, mettere assieme i pezzi di una geniale partita a scacchi. E proprio come alcuni giochi, flirta con argomenti che infantili non sono per niente: l’evoluzione, i mutamenti, il rimpianto, cos’è l’umanità e cosa siamo disposti a dare per essa. Essere animato gli permette certi slanci di fantasia, ma i mali che attanagliano le persone sono tutti reali, dentro di noi, e non ha paura di parlarne con schiettezza. Molto è suggerito, nel linguaggio, negli eventi scabrosi così come quelli violenti, ma le cose accadono e non si fa mai finta che sia il contrario. È un mondo crudo (il nostro) quello di Boogiepop, dove il male e il bene non sono mai chiaramente separati, dove i lividi restano, e non tutto è comprensibile.

Vi capita mai, durante un film, di chiedervi che cosa stiano facendo i personaggi secondari mentre quelli principali sono in scena? Ecco, Boogiepop wa Warawanai è un maestro nell’intersecare i propri giocatori, con degli incastri degni del miglior Arriaga. La regia, apparentemente semplice, gestisce la narrativa in un modo sorprendente, “a staffetta”, dove chiunque può passare il testimone a chiunque. Figure a cui nemmeno si fa caso, immobili sullo sfondo o con due righe di dialogo possono diventare protagonisti in un attimo, così che storie debolucce di per se acquisiscono un senso in questo mondo attivo, brulicante, dove ognuno porta avanti la propria vita e i propri interessi, anche e soprattutto all’insaputa degli altri. E perché ciò funzioni, servono personaggi come questi, assolutamente meravigliosi. Vi sfido a trovarne almeno uno che non vi affascini, non vi intrighi o trasmetta un minimo di empatia (ragazzo a parte, che dopo il primo episodio si leverà fortunatamente dalle scatole fino al finale).
A supportarli, troviamo un cast di doppiatori incredibile, che mi sento di ricordare, vista la loro difficile situazione a causa dell’emergenza attuale. Con anche voci familiari: Kana Hanazawa, già sentita in Your Name e Il Giardino delle Parole di Makoto Shinkai, qui in versione malvagia (ma ne siamo davvero sicuri?); e Kana (un nome garanzia di qualità si vede) Asumi, la sorella del protagonista di Amagami SS e Amagami SS plus. E poi ovviamente tanti altri, poiché la struttura a rotazione consente a molte voci di farsi sentire, siano esse spaventose o rassicuranti, dolci o minacciose, ignare o decise.
Ogni tanto, come nel più classico dei giochi, spunta in mezzo alla confusione un jolly: Boogiepop, che dà il nome alla serie. C’è chi crede sia solo leggenda, chi uno shinigami (un dio della morte), chi non sa chi sia, ma pensa che uccida le persone all’apice della loro bellezza.


Egli stesso si definisce solo come una “possibilità”, qualcosa che appare automaticamente assieme ai nemici di questo mondo (i “wa Warawanai” del titolo, “and Others”). Non ha un corpo, ma da anni si palesa in quello di Miyashita Touka. O almeno così dice lui (o lei, Boogiepop non ha sesso, appare solamente come una ragazza), e qui sta uno degli aspetti più intriganti: non sappiamo mai cosa stia veramente succedendo nella testa di Miyashita o di chi conosce il suo alter ego dal lungo mantello e strano cappello cilindrico. Tutto è retto dalla performance di una Aoi Yuki irriconoscibile, con la voce che si sdoppia e nemmeno sembra la stessa, tra la ragazza e il suo ospite. Esattamente come la serie nel suo complesso, all’inizio quella voce camuffata non mi piaceva, dava sui nervi, ma ora non riuscirei a immaginarne nessun’altra venire fuori da quella figura incappucciata, sono praticamente inscindibili.
Non vi dico in che rapporti è con gli altri personaggi, vi basti sapere che la sua presenza sarà il filo conduttore (è il caso di dirlo, visto che i fili sono l’arma di Boogiepop) degli eventi, che spazieranno dall’horror, al dramma, all’azione, alla fantascienza, al thriller fantapolitico.
È come se i protagonisti, in alternanza continua, fossero i generi che la storia desidera esplorare, e su cui si concentra finchè hanno detto tutto ciò che c’era da dire, per poi spostarsi nuovamente. Una favola nera illuminata da una luce comune, lo psicologico che potrebbe rappresentare il nostro Boogiepop, misteriosa, inquietante, in cui lo spettatore può perdersi ma che intriga con davvero pochissimo.
La vera critica che potrei fare è avere un arco narrativo praticamente perfetto, che comincia dall’inizio e si conclude con l’episodio 14, per poi finire con quattro episodi che conclusivi non sono affatto. Sarò io a non averli capiti, ma rimangono troppo scollati dal resto della serie, dalle sue bellissime storie incrociate, dalla sua ambiziosa vastità, qui ridotta a un’ora e venti nei pressi di un singolo edificio, con avvenimenti confusi e personaggi snaturati. I momenti emozionanti non mancano, ma lo stacco dalle vette altissime della prima metà è troppo brusco e aggiunge poco a questo bellissimo cartone, tanto da poterlo considerare perfettamente autoconclusivo, prima dell’episodio 15.


Difetti a parte, ci si affeziona a questo strambo anime, e ciò che ha di buono non solo oscura il resto, ma si fa fatica anche solo ad elencarlo. Boogiepop fa pensare, e con una semplicità rara, tirando in ballo concetti altissimi senza appesantire. Le musiche, di Kensuke Ushio direttamente da La Forma della Voce, sono meravigliose, i dialoghi sarebbero da ripetere per ore tra sé e sé. Persino l’animazione, così claudicante in certi momenti, sfodera impennate incredibili, come le criticatissime (e rare) scene d’azione, alcune davvero uniche nel genere; specie lo stilizzato confronto senza contatto tra Echoes e Manticore, che ricorda moltissimo l’animazione “sketchata” del corto Storia di un ragazzo di Animatrix, diretto da Shinichiro Watanabe.
Non è facile, Boogiepop, ma se vi lasciate prendere, fluirà a meraviglia. Tornerà di sicuro, a fare capolino nella mente, come i sogni impiantati di Inception. E rivisto una seconda volta, come è stato per me, si spoglierà della veste di freddo esercizio di sceneggiatura, per vestirsi quale è, anime di testa e di cuore. Guardatelo, sono sicuro che almeno per una notte I maestri cantori di Norimberga vi terranno compagnia.

8 commenti:

  1. Ciao Enrico!
    Che meravigliosa recensione. È incredibile come una serie che all'inizio poteva apparire come poco riuscita si sia poi mostrata come una vera e propria rivelazione. Questa è sempre stata un po' la mia difficoltà nel rapportarmi con le serie: non riuscire spesso a superare quell'iniziale fastidio. E quanto scrivi è la dimostrazione che una chance bisogna sempre darla ;)

    Sembra in ogni caso un lavoro davvero interessante: quasi un'opera monumentale per il numero di tematiche, personaggi e realtà che si incrociano insieme. Come dici, spesso accade che i personaggi secondari appaiano come semplici figuranti, nati per riempire spazi più che per raccontare storie. E qui sembra invece che ogni cosa abbia un posto e un ruolo perfetto per il grande schema finale che forma la serie.
    Ed è strano perché proprio quell'ultimo film su cui ci siamo sentiti (Rat Film) ragionava (seppur con motivazioni molto diverse) proprio su questa dinamica a puzzle, mostrando e concatenando situazioni apparentemente inconciliabili.
    Era questo comunque l'anime a cui ti riferivi nei commenti dove c'erano (tra le altre cose) topi ed eugenetica? Non mi stupirebbe vista la mole di temi presenti ahah


    Altra questione che pare molto intrigante: MadHouse. Che strana contraddizione lega il suo essere la miglior casa d’animazione televisiva del mondo e gli attuali problemi di crisi che sta attraversando. Secondo te c'è speranza di una ripresa? Di un ritorno alla grandezza del passato?

    Complimenti ancora come sempre!

    -Riccardo

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    1. Ciao Riccardo! Scusa se non ti ho risposto subito, non volevo darti una risposta frettolosa e mi sono prima liberato di qualche impegno. ;)
      Io scrivo anche per commenti come questi, è bellissimo trovare interessi comuni e spunti di discussione nel mondo della settima arte.
      Con le serie è un'occasione particolarmente rara, sono il campione in carica del fastidio verso la tv haha. E pensare che ho contattato Giuse proprio perché cercava qualcuno che le trattasse...
      Con l'animazione giapponese però succede una magia inspiegabile, mi costringe a ricredermi continuamente e Boogiepop non è stata da meno.

      Una vera rivelazione come hai detto, un libro da non giudicare dalla copertina. Ho praticamente attraversato tre fasi durante la visione: disinteresse, ammirazione (quando pensavo di trovarmi davanti ad un grande ma freddo esercizio di scrittura) e infine adorazione. E non sarebbe mai successo se Boogiepop non avesse avuto il coraggio di alienarsi potenziali spettatori con i primi episodi, alla faccia di quelli come me che pensano di sapere al volo se qualcosa gli piace o meno ;)

      Nel discorso sulla monumentalità dell'opera non hai sbagliato una sola intuizione, è quasi come se tu l'avessi effettivamente visto.
      Ripeto, la coincidenza delle nostre recensioni su opere così simili e diverse allo stesso tempo è incredibile. Proprio Boogiepop è l'anime dei topi ed eugenetica. La seconda è proprio una delle questioni portanti, ma ci sono tematiche a non finire. A rileggere di Rat Film mi sono venuti in mente gli spazi, magari non raggiungiamo l'analisi come nel documentario, ma di certo è presente un loro uso davvero particolare.

      Ah, la MadHause. Per me Boogiepop è già prova di una vitalità indistruttibile, ma è innegabile siano in crisi da anni. Il loro problema principale è lo stesso di tanti altri creatori di anime, Studio Ghibli compreso, ovvero la mancanza di sangue fresco, giovani autori che possano continuare nel solco dei grandi maestri.
      Però la MadHouse ha tutte le carte in regola per un ritorno alla grandezza. Appena qualche anno fa, ha tirato fuori dal cilindro One Punch Man, e per un attimo è stata di nuovo sulla cima del mondo. E non scherzo, è proprio scrivendo questo messaggio che ho scoperto che il regista ha mollato la seconda stagione (andata a jc staff) per concentrarsi sulla regia di un anime diverso: esatto, proprio Boogiepop wa Warawanai. Il livello di connessioni è ormai spaventoso :,D il capitolo MadHause non è chiuso comunque, ho ancora molti loro anime di cui vorrei parlare, e come ho anticipato spero di fare una ricerca abbastanza seria sulla loro storia; e chissà, magari persino un'analisi con spoiler di Boogiepop.
      Spero continueremo entrambi a scrivere e confrontarci in futuro, perché come vedi ci sono ancora tante tane di topo da esplorare.

      Enrico

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    2. Ti posso garantire che la magia che ti invade quando guardi l'animazione giapponese è la stessa che si ritrova nelle tue parole quando scrivi ;)

      Bellissimo quanto dici sulle tre fasi della visione. Probabilmente sarà anche proprio questo ad averla resa misconosciuta. Si sarà creato una sorta di passaparola sulle prime puntate che ha totalmente condizionato l'opinione collettiva. Per fortuna che sei arrivato tu a ribaltare la situazione ahaha

      È davvero incredibile come due opere così diverse come quelle che abbiamo visto (anche solo per finalità) possano ritrovarsi insieme a costruire un grande puzzle di pezzi che combaciano perfettamente (per rimanere in tema).

      Ma quindi One Punch Man è sempre MadHouse? Incredibile... Quella davvero la adoro. Già solo la sigla meriterebbe un premio a sé stante ahah Il livello di collegamenti che si sta creando è impressionante!
      Comunque davvero interessantissimo il discorso che fai: speriamo a sto punto che nuovi intraprendenti giovani prendano le redini di questa grande realtà e ne tengano in vita l'eccellenza qualitativa.
      Per il resto sono molto curioso allora di (ri)sentirti parlare della questione e spero, quando si ritornerà sull'argomento, di aver recuperato Boogiepop, così da potermi buttare anche sull'analisi con spoiler ;)

      A presto (e ai nuovi super collegamenti tra le opere che vedremo)!

      -Riccardo

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    3. Magari non ho ribaltato la situazione, ma ho comunque fatto un servizio comunitario haha. Perché se anche solo tre persone hanno letto e commentato con curiosità vuol dire che Boogiepop potrebbe avere tre nuovi spettatori interessati. Che per come la vedo io, è ben meglio di tremila disinteressati, pronti a scordarsi l'opera il giorno dopo. Boogiepop non sarà mai la serie più vista, ma il suo coraggio paga. Basta andare su internet, tutti i pareri che ho letto, anche il più negativo, sostengono di rispettare la serie e pensare che meriti più visibilità.
      Ho letto particolari apprezzamenti per la colonna sonora (che hanno caricato integralmente su youtube), davvero unica. In fondo, solo la MadHouse poteva chiamare un compositore di lungometraggi per curare la loro serie weird del momento ;) comunque sì, One Punch Man è il più acclamato tra i loro ultimi lavori, e per ottimi motivi. Quella sigla meriterebbe un post a parte haha, ti fa venire voglia di andare in palestra finché non diventi pelato e oscenamente forte.
      Il regista comunque potrebbe essere una delle potenziali leve della MH, vedremo cosa sfornerà di nuovo, ma ne riparleremo se farò effettivamente quegli articoli.
      A presto!

      Enrico

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  2. Mai sentita questa serie, comunque l'animazione giapponese è proprio bellissima ;)

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    1. È vergognosamente misconosciuta, anche per questo ho scelto il consiglio senza spoiler. Spero si averti fatto venire un pó di curiosità ;)

      Se non la più bella del mondo, poco ci manca ;)

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  3. Si sente tutto il "core" in queste tue belle considerazioni. Bravissimo, Enrico!

    Io sono tutt'altro che un fine conoscitore dell'animazione giapponese, questa serie, per esempio, non la conoscevo affatto. Quindi non posso esprimere pareri "tecnici" né azzardare confronti (l'ultimo anime che ho visto è stato Beastars, che ho apprezzato molto), mi limito a dire che, ultimata la lettura del tuo ottimo articolo, sono davvero molto curioso di scoprire e conoscere Boogiepop.

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    1. Allora se ti è venuta la curiosità il mio obbiettivo è compiuto!
      ti assicuro comunque che non esiste, per come la vedo io, il fine conoscitore di anime. Si può conoscere meglio l'industria giapponese di nicchia, si può saperne tanto di animazione e le sue meccaniche, ma il panorama è talmente vasto da spingermi a diffidare dei tuttologi. L'unica credenziale qui è la passione per questo mondo così speciale degli anime, ed è proprio per questo che spingo parecchio sul "core" nei miei ragionamenti ;)
      Come ho detto nel pezzo, per dire, sull'animazione seriale recente io farei proprio scena muta, perché ho ritmi diversi dal consumatore che punta subito alla novità. Certo, trattandosi di Boogiepop ho fatto un'eccezione, meritava un consiglio a caldo haha.
      Grazie dei complimenti, e di avermi ricordato di Beastars, che mi interessa parecchio ma non ho avuto ancora il piacere di vedere

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