29.10.20

Recensione: "Relic" (2020)

 

Se in questi giorni di semi lockdown avete bisogno di un horror per passare una notte, soli o in compagnia, Relic fa per voi.
Un horror che sembra solo tale per almeno un'ora per poi rivelare un'anima bellissima, che porterà ad un finale, per quanto mi riguarda, da pelle d'oca.
Uno di quei film, come Babadook, come The Orphanage, in cui piano piano viene fuori un lato umano così importante da commuovere.
Tutto questo senza aver paura di usare clichè, mostrarsi per quasi tutto il tempo come un qualcosa di visto e rivisto.
Non piacerà a chi ama gli horror da sala ma sono sicuro che sarà amato da chi ha voglia di riflettere e "capire" cosa si nasconda sotto le terrifiche spoglie del genere.

NELLA SECONDA PARTE, DOPO LA SECONDA FOTO, FORNISCO LA MIA INTERPRETAZIONE, NON LEGGETE SE NON AVETE VISTO

 Finalmente.
Era da tanto che speravo di trovare un horror di quelli che piacciono a me, ovvero quelli che usano il genere per riuscire a parlare d'altro, quelli che riescono ad andare in profondità.
Lo dico da subito, pur non raggiungendo lo stesso livello questo Relic mi ha riportato, specialmente con lo straordinario finale, a quelle emozioni che mi hanno regalato capolavori come Babadook e The Orphanage.
Sono quegli horror dove, piano piano, il lato umano viene sempre più fuori, in maniera morbida, sussurrata, per poi ucciderti nel finale.
Mi piace accomunare Relic a questi altri due titoli anche perchè tutti e 3, per l'intera loro durata, sono horror puri, pieni anche di clichè, se ne sbattono dell'originalità oppure di privilegiare una loro parte solo drammatica per usare completamente il genere, abusarne persino, farti credere che sono solo film del terrore e poi svelare la propria anima.
Non è nemmeno un caso che nessuno dei 3 film citati sia americano, uno europeo e due australiani. E' evidente come quasi sempre solo le filmografie fuori dagli Usa sappiano sfornare horror che sono anche puri sì, ma spogli di tutte le regoline hollywoodiane, quelle delle colonne sonore martellanti (in Relic non c'è nemmeno colonna sonora), dei jump scares furbi e delle sceneggiature poco coraggiose.
Ecco, film come questi che ho citato non sono solo belli, ma coraggiosi.


Nel prologo, bello, vediamo una casa che si riempie d'acqua e una vecchia sola il giorno di Natale. Alla luce del finale prologo straordinario.
Poi scopriamo che quella stessa anziana è sparita da giorni e allora figlia e nipote tornano a casa sua per cercarla.
Non la trovano ma, poi, dopo qualche giorno, la stessa vecchia tornerà da sola.
Ma è diversa, alterna momenti di lucidità ad altri di pazzia, alcuni di affetto e altri di odio verso figlia e nipote.


Nel finale potremo dare una lettura. Quella che c'ho visto io mi ha emozionato moltissimo e mi ha richiamato un altro horror quasi sconosciuto che batteva una strada simile, The last will and testament of Rosamund Leigh.

Relic è un film d'atmosfera. Una sola casa, praticamente 3 soli attori, una vicenda scarnissima, tanto che possiamo parlare di un film con una sceneggiatura spoglia come poche, che però ha il grandissimo pregio di sapere dove volere arrivare, con pochissimi elementi.
Gli spettatori degli horror da sala rischieranno di trovarlo tremendamente noioso, questo è giusto dirlo. Succede veramente poco, le scene si somigliano, i jump scares sono praticamente inesistenti, abbondano silenzi e dialoghi.
Non sto dicendo che sia un horror d'autore (lo diventa nel finale) ma un film tremendamente calato nel genere che, però, preferisce l'atmosfera alla spettacolarità.
E, in effetti, la prima ora passa molto bene ma qualche momento di stanca c'è e ad un certo punto arriva la sensazione che "ok, ma se è tutto così è solo un compito ben fatto, niente di più".
No, non sarà tutto così.
Innegabile notare che il personaggio dell'anziana, per stare nel cinema recente, richiami tantissimo quella del superbo The Visit, non solo nelle fattezze ma anche nelle azioni e in questo nostro non riuscire a capire cos'abbia in testa.
Altro punto a favore del film è la sensazione di non sapere dove si andrà a parare, tra la paura che si resterà sempre lì e la curiosità che un soggetto del genere possa diventare da un momento all'altro qualcosa di diverso.
La regia è bella, molto bella, capace di muoversi negli spazi, usare inquadrature perfette per il genere (quelle per cui ti dici "oddio, sta per accadere qualcosa") ma restare al contempo abbastanza sobria (la mano che ci sta dietro è controllata, sa usare i tempi e non ha paura degli horror vacui).
Si va avanti abbastanza rapiti ma, come dicevo, anche preoccupati che non avvenga mai il cambio di marcia.
Abbiamo molte suggestioni, come quella muffa che invade tutto, quell'incubo ricorrente della casa nel bosco, quella presenza che ogni tanto vediamo girare per casa.
Poi il film decolla.
Prima con le splendide scene della nipote persa in quella sorta di "casa dentro la casa", quasi un'altra dimensione, con i corridoi che cambiano, le mura che si restringono e questa sensazione di oppressione e di non avere una via d'uscita (che potremmo collegare alla lettura che darò).



Ad un certo punto ho creduto che fosse un film sull'Alzhaimer, sul progressivo perdere i ricordi e dimenticare chi si è. Non che questa lettura non possa entrarci ma quella secondo me principale è che Relic è un magnifico film horror metafora della solitudine.
Una di quelle solitudini così assolute che ormai non può più essere guarita.
E allora rimettiamo insieme i pezzi, ripensiamo a quell'incipit con lei sola a Natale, con quelle frasi della Morrtimer alla polizia di non sentire la madre da settimane, con tutti quegli oggetti, quei ricordi, ammassati per casa.
Questo è Relic, la storia di una vecchia che si è sentita abbandonata, che ha preferito nascondere e ammassare tutti i ricordi e abbandonarsi alla solitudine, accettare di morire così.
Tutta quella muffa è la stessa solitudine che piano piano si prende tutto, anche la stessa pelle dell'anziana.
E l'arrivo di figlia e nipote è ormai tardivo, ormai l'anziana è "depressa di solitudine", niente può salvarla, tanto che ad un certo punto si dice anche che quelle due persone non siano realmente figlia e nipote ma si fingano tali, perchè ormai non si accetta nemmeno di poter guarire, di credere di vivere i propri giorni rimasti nell'affetto dei cari.
Ci saranno tante scene inquietanti (il film per me spaventa più di tantissimi horror celebrati) come la lavatrice, la vecchia che urla, lei che striscia.
Ma nel finale, da pelle d'oca (mai avrei pensato di emozionarmi così una volta cominciato il film) è devastante per quanto bello.
Quella vecchia sta diventando apparentemente un mostro, il livello horror è massimo.
Ma in realtà no, sta semplicemente ultimando il suo processo, la sua morte di solitudine (struggente quel post-it finale "Sono sola?").
Non ci si può più fare niente, quando un vecchio si abbandona è quasi impossibile recuperarlo.
E la figlia ad un certo punto capisce tutto, non deve scappare, non c'è mai stato bisogno di scappare, bisognava solo accompagnare alla morte la propria madre.
Vi giuro che vederla abbracciare la vecchia, accarezzarla, toglierle la pelle e i capelli piano piano mi ha ammazzato.
E quello scheletro umano che resta non è altro che l'immagine, potentissima, di un corpo morto solo, essiccato, ridotto all'essenza.
Un corpo che malgrado stia morendo sente probabilmente quell'amore finale e può abbandonarsi ad una morte sì terribile ma capace di sentire quel minimo calore, quell'affetto, anche se così tardivo.
Un film che diventa simbolo di tutti quegli anziani abbandonati e che, i più fortunati, riescono a ricevere affetto solo nei momenti finali, dopo ultimi mesi o anni di completa solitudine in cui, ormai, si sono lasciati morire, si sono lasciati raggiungere dalla muffa del vuoto e del silenzio.
Una nonna, una figlia e una nipote sono stese sul letto, 3 generazioni.
Un'ultima immagine da brividi, bellissima e terribile insieme.

7.5

19 commenti:

  1. Niente da dire.. ho appena finito di vederlo e scendono lacrime. Grazie per il consiglio. Finale che da solo merita tutto. Compensa un film che mi aveva incollato allo schermo ma non mi stava entusiasmando. Lo ricorderò invece a lungo.. per fortuna questo weekend rivedo i miei nonni dopo mesi, per tutto il film ho avuto voglia di fargli un telefonata per due chiacchiere.
    Per me anche 8 meriterebbe, finale di un livello sublime. Grazie ancora.

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    1. in queste tue poche righe c'è il mio stesso identico "viaggio" con il film

      incollato ma non entusiasta per poi lacrime alla fine

      sì, è un 8, hai ragione, specie considerando quanto è dura trovare horror così

      <3 per quello che dici sui nonni

      io ho perso la mia cara nonna un anno fa e quando morì il senso di colpa di averla vista solo 2/3 volte nell'anno precedente fu fortissimo

      per fortuna non è mai stata sola, mai

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  2. Film girato con un tatto ed una conoscenza del Genere, pur trattandosi di un esordio, davvero soprendenti. Davvero un gioiello.

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    1. vedi? non ho nemmeno nominato il regista nè visto che era un'opera prima ;)
      il solito cialtrone :)

      tatto, vero, che bella parola

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    1. no,non è mai stato distribuito, o almeno non ancora

      lo trovi qua

      https://alfalink.info/e96c7727283988a5c882

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  4. Ciao caro,
    mi è piaciuto molto!
    film con diverse chiavi di lettura, che possono anche coesistere: vecchiaia, Alzheimer, solitudine.....e quella macchia nera scorta da Sam sulla schiena della madre nella scena finale?
    Un monito per la figlia a restare vicina alla madre che sta iniziando ad invecchiare? primi sintomi dell'Alzheimer?
    Finale degno della ciotola del per me inarrivabile Babadook..

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    1. incredibile che mi sia dimenticato di parlare di quella piccola macchia su di lei stefano...

      oppure ho fatto il furbo e finta di niente, boh

      nella mia lettura, che è la solitudine, potrebbe essere come dici te, iniziare a rischiare di esser sola, visto che non ha un marito e la figlia andrà a vivere sola. Come a dire che già a 45 anni può cominciare quel processo

      continuo a pensare che sia la solitudine la lettura, e invecchiamento e alzhemeir due concause

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  5. Ho appena ultimato di vederlo, avrei preferito non farlo. Questo mi accade quando determinate tematiche mi abbracciano nel personale.

    Sai, credo che la tua prima impressione fosse quella corretta. Penso che sia davvero un film sulla demenza senile.

    Sono molti gli indizi che mi riportano a questa lettura:

    1 - La madre vuole seppellire l'album di famiglia con i ricordi,per metterlo al sicuro, per fare in modo che non "lo prenda", che la malattia non arrivi a loro.

    2 - Quelle piccole scenette in cui la figlia avverte la presenza di qualcosa nelle stanze. Ad esempio la sagoma che vede sotto il letto e a cui non dà peso (anzi, incolpa la madre del libro sulla testa: "l'hai fatto apposta!". Spesso i familiari incolpano il genitore per le sue stranezze e dimenticanze nella prima fase della malattia), o l'ombra che vede passare nel bagno.
    La mia prima riflessione da spettatore è stata: "caspita! Dai, hai visto qualcosa di strano e non indaghi e ti sembra tutto al suo posto?". Poi, a visione ultimata, ho trovato la mia lettura: quelle scenette rappresentano le prime avvisaglie dell'alzheimer o di altra condizione, a cui spesso il familiare dà poco conto o fa finta di nulla, ci passa sopra (o incolpa di incuria il genitore, come detto sopra).

    3 - Questa terribile condizione cancella la tua identità. È quello che avviene quando la figlia, strato dopo strato, arriva a quell'ultimo risultato. Non c'è più sua madre, è una sagoma. Il passare del tempo e il peggiorare della malattia non ti rendono più un individuo.

    4 - la macchiolina sulla spalla della figlia che la nipote nota: purtroppo alcuni tipi di demenza senile (non necessariamente l'alzheimer)hanno la loro componente genetica.

    5 - i post-it, il non riconoscere i familiari o crederli estranei (anche questi comuni in determinate condizioni di malattia).

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    1. madonna, bellissimo sto commento fabrizio, sia per l'analisi al dettaglio che per la sensibilità di tale analisi

      che dire, mi hai convinto ;)

      no, scherzi a parte, credo che sto film rappresenti sia la vecchiaia, sia la solitudine sia l'alzhaimer, è innegabile che queste 3 letture sono presenti contemporaneamente

      ma del resto vecchiaia, solitudine e alzheimer anche nella vita reale sono 3 facce della stessa medaglia, sempre che esista una medaglia a 3 facce

      c'è solo da capire, e qui si va a sensibilità personale, quale sia la metaforza principale

      e io continuo a pensare che il film ponga l'accento su quanto quell'anziana fosse sola, sin dalla prima scena e dal primo dialogo della figlia con la polizia

      e questa cosa è acuita PROPRIO perchè ha l'Alzheimer. Insomma, hanno abbandonato un'anziana che, per la malattia, stava anche "abbandonando" sè stessa, è una combo

      quindi secondo me le due cose vanno insieme, se quell'anziana fosse vissuta in mezzo a tutti i suoi cari secondo me Relic non esisteva, malgrado avrebbe contratto l'Alzheimer lo stesso

      detto questo resta però da interpretare la struggente scena finale, cos'è quello che rimane di lei

      e la tua lettura del finale è splendida

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  6. Film visto soltanto stasera purtroppo. Meraviglioso, disarmante e struggente e la tua recensione, che dire?! Pazzesca.
    Soltanto una cosa non mi spiego, secondo te la "casa dentro la casa" era reale oppure erano la figlia e la nipote che in qualche modo erano così costrette ad accettare quell'orribile ma inevitabile fine a cui era destinata la nonna, rimanendo talvolta intrappolate tra quelle mura, senza via di fuga?

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    1. grazie infinite...

      tutto è reale e tutto non lo è. Quella casa che si restringe e "opprime" è anch'essa metaforica della condizione che stava vivendo la nonna (e a bene vedere metafora della metafora, come se la cosa, come la nonna stesse, si rimpicciolisse e regredisse)

      possiamo prendere tutto come reale (come del resto il finale) perchè il film ci mostra tutto come tale

      e forse pensare che tutto sia reale, anche se assurdo, lo rende ancora più commovente

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    2. scusa, è mattina presto

      due errori consecutivi e non se capisce nulla

      la frase era

      "come se la cAsa, come la nonna stessA..."

      insomma, già la condizione della nonna era metaforica, la stessa casa era metafora della metafora (nonna)

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  7. Ho appena finito di vedere questa meravigliosa perla.
    Concordo molto con la lettura sopra fatta da Fabrizio...e la chiave secondo me è proprio insita in quella macchiolina che la ragazza individua sulla schiena della sua mamma sul letto nella scena finale del film.
    Un film che ti consente di riflettere sul suo significato è sempre un gran film. Ho apprezzato molto.
    Da rivedere per cogliere anche ulteriori spunti secondo me.

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    1. film stupendo e finale indimenticabile (forse il più bello de st'anno)

      tra l'altro mi dispiace un sacco che di un finale così io abbia detto poco e niente (anzi, sull'ereditarietà forse addirittura niente), è un finale che merita una recensione da solo

      sui significati son tanti e, secondo me, in qualche modo tutti giusti

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  8. Ciao, sono Clara ^^
    Il post su FB mi ha ricordato che dopo aver visto Relic volevo scriverti un paio di cose ma me ne sono dimenticata, vediamo se riesco a rielaborarle dopo un po' di tempo.
    Avendo un genitore con demenza ho guardato questo film con fatica, devo ammettere, e alla fine, riflettendoci, ho un mio pensiero sulle macchie (sulla nonna, poi sulla madre). Secondo me non sono solitudine, vecchiaia, malattia. Secondo me sono il SENSO DI COLPA. La colpa di abbandonare un genitore (quante volte la nonna pensa a suo padre nella baracchetta?) che si sa essere malato, ma magari è lontano e allora si finge di non vedere i segnali del suo peggioramento (la figlia sente la madre una volta alla settimana e lo sa che dimentica le cose) o perché magari "tanto ce la fa ancora da solo" e perché in fondo è più comodo convincersi che vada tutto bene... finché succede qualcosa che non può più essere spazzato sotto il tappeto (l'allagamento, ad esempio) e solo allora si agisce e ci si fa più presenti finalmente ricalibrando le proprie priorità (e l'anziano però giustamente si incazza di vedersi trattare da un giorno all'altro come uno che non ci sta con la testa, soprattutto se è sempre stato indipendente, e rifiuta l'aiuto o cerca di far vedere che "ce la fa ancora" e se è convincente i parenti se ne lavano le mani di nuovo... sarà successo così col bisnonno?). Ecco, per me la nonna è vissuta sempre più schiacciata dal senso di colpa per non essersi presa cura del genitore malato, che torna da lei in modi diversi, a volte inquietanti, a volte come consigliere paranoico, ma è comunque un rapporto irrisolto. Forse la figlia che la spella è il tentativo di toglierle di dosso questo peso, finalmente, di assolverla prima di morire, di dirle che non è stata colpa sua. E la madre, ovviamente, ha già il suo senso di colpa per quello che ha non-fatto finora, che se non riconosciuto crescerà con gli anni.
    E un altro dettaglio, i fogliettini per ricordare le cose. Quello che dici tu secondo me non dice "sono amata?" perché se non ricordo male forse c'era scritto "I am loved" (con l'ultima lettera che sembrava un punto interrogativo, ma la struttura della frase non era una domanda), e se è così la cosa è ancora più struggente perché la nonna tra le varie cose cerca di ricordarsi anche di avere persone che le vogliono bene (evidentemente fa fatica a ricordarlo visto che non le vede mai). E non servirà perché poi diventerà un "mostro" che non riconosce più figlia e nipote (come purtroppo succede con le demenze - che nel film ci siano riferimenti all'avanzare della demenza è palese, ho riconosciuto diversi dei comportamenti, ma non credo che il film possa essere solo su quello).
    Ugh, che tristizia questo film, non lo guarderò mai più. E mi sono scampata "the Father", per ora... forse in futuro...

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    1. è una lettura incredibile Clara (credo Promes no?)

      davvero, non ho parole, grazie per averla condivisa

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    2. No... so' Lillo :p (sì sono io ^^)

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    3. vabbeh, risposta capolavoro. Rovinata un pochino dalla parentesi, ma solo un pochino

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