24.3.22

Recensione: "Licorice Pizza"

 

Paul Thomas Anderson torna con un film ad "altezza nostra", abbandonando le sue immense cattedrali alle quali ci aveva abituato.
E lo fa con un film "da covid", un film piccolo e che ci fa star bene.
Ne viene fuori un'opera molto meno ambiziosa di quelle a cui ci aveva abituato ma non meno bella, forse perchè più accessibile.
Nella Los Angeles del 1973 la storia di un dolce, strano ed irresistibile rapporto, quello tra il 15enne Gary e la 25enne Alana.
Si prendono, si lasciano, si cercano, si staccano, in una serie di vicissitudini raccontate sempre con grandissima leggerezza da Anderson.
Non è una dolce storia d'amore ma, semmai, la possibile genesi - nel finale - di una storia d'amore.
Un film che è un abbraccio e che ha il merito di averci regalato il debutto di una straordinaria Alana Haim e quello di un figlio d'arte, Cooper Hoffman, figlio dell'immenso Philip Seymour.

Non è andata così ma per me è andata così.
Paul Thomas Anderson ha lavorato con tuo padre, l'immenso Philip Seymour Hoffman, per tutta la sua carriera.
Sydney, il bellissimo Ubriaco d'amore, il gigantesco Magnolia, il cult Boogie Nights fino ad arrivare a The Master dove, finalmente, l'ha tolto dal ruolo di irresistibile personaggio secondario e  messo quasi al centro di tutto.
E magari era suo amico, e magari t'ha visto crescere, e magari durante la lavorazione di The Master te eri lì in mezzo a loro, frugoletto di 9 anni.
Poi tuo padre ha deciso di andarsene ma PTA ha voluto che, in qualche modo, lui ci fosse ancora.
E ha preso te, come fossi un altro frazionista di una staffetta lunga una vita, con una sorta di commovente passaggio di testimone.
E te nel film sei un giovane che non ce la fa a non stare in un palcoscenico, che sia quello televisivo, quello di un teatro o quello della vita.
Eppure in questa locandina qua sopra te sei là dietro, in secondo piano, lasciando il palco a lei.
E' una locandina che fa a pugni col tuo personaggio, un personaggio che in secondo piano mai riuscirebbe a stare.
E così in questa locandina io non vedo te, io vedo tuo padre, uno che era il più grande ma se ne è sempre stato lì, 4 passi indietro, seminascosto, forse impaurito dalle luci della ribalta.
L'antidivo per eccellenza, ma talmente grande che dal suo angolino emanava una luce così forte che faceva risplendere l'intero film e i suoi colleghi in primo piano.
Che bello che tu abbia iniziato con PTA, chè non solo è, per me, il più grande regista vivente (non il mio favorito, il più grande) ma anche uno che ha camminato fianco a fianco con tuo padre.
Buona fortuna Cooper.

Io gli ultimi film di Anderson non li ho capiti fino in fondo.
Erano troppo più grandi di me, talmente maestosi per regia, costruzione, sottotesti e complessità che ne percepivo sì l'imponenza, ma senza riuscire a farli del tutto miei.
E invece adesso, con Licorice Pizza, Anderson sembra tornato all'altezza di noi comuni mortali, regalandoci un film dove non c'è niente da capire, dove l'architettura è piccola e forse nemmeno conta così tanto.
Un film per farci star bene, "da covid", una di quelle opere perfetta figlia di questi due anni. 
Facciamo un film più piccolo, facciamo un film per darci cose belle, facciamo un bellissimo palazzo visto che, per adesso, le cattedrali non possiamo costruirle.
Non che Licorice Pizza non sia curato - è curatissimo - ma ha una costruzione semplice, una regia essenziale, dei sottotesti importanti ma non complessi.
E' un film piccolo e immediato.
L'ho amato.


In realtà, a differenza del solito, mi è capitato di leggere molti pareri in giro ed ho sempre sentito parlare, riguardo Licorice Pizza, di tenera storia d'amore, di dolce storia d'amore, in ogni caso di storia d'amore.
Ecco, è proprio qui semmai che Licorice Pizza offre qualche sottotesto non evidente a tutti.
Perchè no, quella che ci viene raccontata non è (ancora) una storia d'amore, tutt'altro.
Il personaggio di Alana - una grandiosa Alana Haim, ci torneremo - è fortemente negativo in questo, dolce ma fortemente negativo.
E' una ragazza che sta lì seduta alla stazione cercando solo di saltare sul treno giusto.
E lo fa continuamente.
Prima prova con l'amico di Gary, Lance, attore in erba già famoso ma più appetibile di Gary stesso.
Andrà tutto a puttane nella divertentissima scena di famiglia.
Poi ci proverà spudoratamente con il "vecchio" attore di successo Jack Holden (un ottimo Penn in un ruolo alla James Dean se James Dean non fosse morto giovane).
Anche qui "annuserà" la possibilità di instaurare una relazione con un uomo di successo ma tutto durerà il tempo di una notte, con Holden che la fa cadere dalla moto come una zavorra, fregandosene completamente di lei.
Poi vedrà un altro ottimo treno nell'aspirante sindaco Wachs.
Anche stavolta, per arrivare al suo intento, se ne fregherà di Gary (come le precedenti due), inizierà a crederci per poi scoprire di essere stata usata dallo stesso Wachs per coprire la sua omosessualità.
Questo è tutto fuorchè amore.
Alana non sta sbagliando, Alana è una ragazza che vuole uscire da una certa condizione e fa di tutto per riuscirci.
Non è fidanzata di Gary, alla fine non sta tradendo nessuno, ma è evidente come metta sempre prima sè stessa, di come se ne freghi del suo "amico" per inseguire invece relazioni che potrebbero renderla famosa.
Non è un caso che già con lo stesso Gary lei, a teatro, si presenti orgogliosa agli altri spettatori dicendo di essere la sua accompagnatrice.
Questa è Alana, una giovane in disperata ricerca di un posto al sole.
Questo suo modo di fare le farà prendere solo cazzotti in faccia però.

Dall'altra parte c'è Gary, un 15enne con uno spirito d'iniziativa pazzesca, uno che ha un'idea e la mette in pratica, poi ne ha un'altra e fa lo stesso.
Sicuro di sè, spavaldo, coraggiosissimo.
Ma amabile, amabilissimo.
Forse all'inizio per lui scatta davvero un forte sentimento per Alana (la scena delle telefonate abortite è bellissima) ma dopo essersi sentito "tradito" (quando lei va col suo migliore amico) le sue aspettative si abbassano e, anzi, è lui il primo a tradire "veramente" questa loro buffa "non coppia", baciandosi con una sua coetanea allo show room.
Ecco quindi che il rapporto tra i due diventa un prendersi e lasciarsi, un pensare l'uno all'altro ma al tempo stesso anche  - e soprattutto - a sè stessi, niente di più che un rapporto adolescenziale, vero, bello, strano, immaturo.
Del resto tra loro ci sono 10 anni di differenza e quando hai 15 e 25 anni li senti tutti.
Licorice Pizza è tutto in questo loro rapporto, in questo elastico, nei loro sguardi, nei loro cercarsi, nei loro perdersi, nelle corse insieme e in quelle uno verso l'altro, nelle piccole ferite.
E no, non è un film che racconta una storia d'amore ma un film, semmai, che racconta, nel finale, la genesi di quella che potrebbe diventare una storia d'amore.
I toni sono sempre leggeri, di momenti veramente drammatici non ce ne sono, al massimo emozionanti momenti di difficoltà.
Si ride, e di gusto, più volte.
Come nel dialogo tra Gary e Bradley Cooper (con la chicca della pronuncia della Streisand), come nello stupendo colloquio in cui Alana deve dir sempre sì (veramente minuti da tempi comici perfetti), come nel pranzo di famiglia a casa Alana (tutti i componenti di quella famiglia sono le vere sorelle e i veri genitori della Haim) o in altre piccole scene.
Se non fosse che questo è Paul Thomas Anderson (e che quindi il livello di tutto quello che abbiamo davanti è altissimo) potremmo dire che Licorice Pizza è, scusate la parolaccia, una commedia (ovviamente queste righe sono ironiche).


Ci caliamo negli Stati Uniti dei primi anni 70, quella dell'arrivo dei materassi ad acqua (che io ricordo, da noi arrivarono negli anni 80, terribili), della crisi del petrolio (vedere quelle scene al benzinaio mi ha fatto un effetto straniante visto il periodo...), del boom delle sale-giochi, del sogno di diventar attrici.
In realtà Licorice Pizza non diventa mai affresco, non ci prova nemmeno, vediamo sempre tutto in piccolo, come con una lente d'ingradimento, sta a noi semmai allargare lo sguardo e scorgere un'epoca e un Paese.
Ad Anderson, come sempre, interessano più i rapporti umani (uno che ha fatto Magnolia potrà insegnare per sempre sull'argomento), le dinamiche psicologiche, le relazioni.
Non ci sono scene madri, non c'è retorica, non c'è mai la voglia di elevare quella piccola storia a più grande di quella che è in realtà.
E' buffo che alla fine la scena forse più grande sia "d'azione", con quell'incredibile retromarcia che fa Alana in discesa lungo le colline della San Fernando Valley.
Una sequenza pazzesca, notturna, silenziosa, a suo modo adrenalinica e spassosa.
Tra l'altro, alla fine della stessa scena, c'è forse l'unico (o il più grande) momento di riflessione di un personaggio (in un film in cui si va sempre a mille all'ora, senza riflessioni, solo agire), quando Alana si mette sul marciapiede.
Forse si rende conto in quel momento che quello che sta vivendo non la porterebbe da nessuna parte, che tutti i sogni di successo di Gary (e di conseguenza anche i suoi) sono naufragati in un camion senza benzina da rimandare indietro.
Da lì tenterà l'ennesima - e ultima - "arrampicata sociale", quella col sindaco.

Ma parliamo di Alana, non di Alana personaggio, ma di Alana Haim.
Uno dei debutti più incredibili che io ricordi.
Mi dispiace un sacco non aver visto il film in lingua originale ma tant'è, che la sua interpretazione sia grandiosa si vede anche senza sentirla parlare.
Un viso strano, non bello, che a me ha ricordato tantissimo quello - al maschile-  di un altro giovane fenomeno, Barry Keoghan.
E' talmente brava, talmente irresistibile, che questo suo personaggio che nel film sembra attirare tutti i maschi ci sembra davvero credibile. 
Eppure, ricordiamolo, Alana (il personaggio stavolta) è una ragazza bloccatissima sessualmente, forse addirittura vergine, piena di valori anche troppo invalidanti.
Il sorriso della Haim è dolce, è paraculo, è buffo, questa è un'attrice che potrà fare qualsiasi personaggio, comico, da horror, drammatico, impegnato, lo si vede nel suo viso quanta gamma di possibilità ha.
E auguro a Cooper Hoffman tutto il meglio. 
Mi fa strano descriverlo, con quel modo di muoversi simile al padre, con quel fisico uguale al padre, con quel suo essere un non bello capace di bucare lo schermo.
Tra l'altro il suo personaggio non ha un padre, non viene fatta mai menzione, e tutto questo ha portato un emozionante corto circuito con la vita reale.

Anderson ci delizia con alcuni dei suoi celeberrimi piano sequenza "da corridoio", in interni.
O - come fece in modo eccelso in Ubriaco d'amore - con dialoghi "sporcati" sotto da colonne sonore  che non si fermano, come se ci fosse sempre in qualche modo il rumore della vita sotto.
La sceneggiatura se ne frega dell'intreccio, di intersecare bene le cose, di fare rimandi, di cominciare cose e farle terminare al meglio.
Sembra quasi un film a sequenze collegate tra loro da un filo sottilissimo.
E quel filo è il rapporto tra lui e lei, l'unica cosa che conta.
Impossibile dimenticare quelle mani in controluce di loro stesi nel materasso.


Ma di questo film mi resteranno soprattutto le corse.
Gary corre.
Alana corre.
Gary e Alana corrono insieme.
Ce ne sono una decina di scene di corsa.
E forse sì, forse se proprio vogliamo dire che è un film d'amore lo possiamo dire da quelle corse.
Perchè, è vero, nella vita si corre per tante cose.
Per sport.
Perchè si è in ritardo.
Perchè si è in pericolo.
Ma in questo film ogni corsa non è mai per uno di questi motivi.
In questo film ogni corsa è per l'altro o insieme all'altro.
E quando si corre per qualcuno, in qualche modo, è sempre un atto d'amore



23 commenti:

  1. Stai cercando la complessità, lo spessore, la densità di PTAnderson? vuoi "vivere" una travolgente storia d'amore? Sei in cerca del dramma, di quelle storie che in un amen virano da commedia a "datemi un fazzoletto"? Ecco 3 buoni motivi, tutti diversi tra loro, per NON apprezzare quest'ultimo atteso film del mio coetaneo Paul Thomas Anderson. Autore con l'A maiuscola di film, tra gli altri, come "il Petroliere" e "Il Filo Nasconto" (.... sì, ho citato i 2 che, a mio parere, si elevano non solo tra la sua filmografia).
    A questi "limiti" (non per me, sia chiaro), aggiungiamo una sceneggiatura apparentemente slegata. Sì, ci sono ottimi, anzi eccellenti ingredienti, ma sai quando aggiungi l'olio prima del limone e poi l'emulsione non si amalgama più? Eppure, a ben vedere, il "limite" maggiore sono gli attori, troppo "brutti" per il Cinema che ti fa sognare. Ci sarà mai una ragazza che torna al cinema per vedere Cooper Hoffman? cioè non è certo il Di Caprio di Titanic e quanti perderanno la testa per Alana Haim? beh qualcuno potrebbe anche esserci a dir il vero.
    Ecco, ci sono validi e variegati motivi, per essere "delusi" da questa "pizza alla liquerizia" (trad: "un disco in vinile" simbolo di un'etichetta discografica degli anni '70), ma se vogliamo andare oltre, invece, vi innamorerete di questa pellicola, di questi personaggi, di questa storia di amicizia, coraggio e amore.

    Non saranno 9-10 anni di differenza (lei 25, lui quasi 16) a fermare il "percorso" di 2 anime gemelle, ops anime integrate.
    Alana (una bravissima Alana Haim) e Gary (efficace figlio d'arte) ammaliano, conquistano, affascinano tutti coloro che incontrano.
    La sicurezza, la spavalderia, il saper osare negli anni '70 era l'arma vincente. In quegli anni di contraddizioni e di rivoluzione, si sono abbattute le barriere perchè c'erano ed erano maturi i tempi per superarle. Così un po' di disponibilità economica (giovane attore in rampa di lancio), visione e spavalda sicurezza, aprono porte che altrimenti rimarrebbero chiuse. I 2 protagonisti se fossero attori famosi e/o belli non sarebbero parsi così credibili, invece, ..magia, alla fine si superano le caratterizzazioni fisiche e si rimane conquistati e ammaliati al loro cospetto, anche da spettatori.
    Divertentissimi i camei delle star (Bradley Cooper su tutti), ancor più alcuni personaggi di contorno ("io il giapponese non lo conosco"). La trama raccoglie e mette in sequenza tante situazioni, tutte brillanti (altre un po' romanzate), tutte con il fine di darci una tessera di un puzzle, ovvero una storia di "amicizia", anzi di affinità, di crescita, che solo per un caso, poi, potrà essere "amore". Nel frattempo sullo sfondo ci sono gli anni '70 (droghe, guerra, porno, crisi del petrolio, musica, integrazione, omosessualità, ecc...). Ineccepibile nella sua ricostruzione, il film funziona anche grazie a quella che, come ho già detto, sembra una sceneggiatura slegata e apparentemente incompiuta, perchè ad un'analisi oggettiva, tutto torna.
    Bel film che non dimenticherò e che merita assolutamente una visione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. direi perfetta sintonia. Questa volta abbiamo visto proprio lo stesso film

      Elimina
    2. Ahah, sono perfettamente d'accordo con tutta la tua prima parte (quella che ho letto finora, vo a pezzi). Il film è stato criticato da tanti ma secondo me hanno sbagliato approccio. Non succede niente eh, ma secondo me se lo sono un pò sprecato

      Oh, c'hai la fissa per gli attori brutti eh! ahah, però stavolta ti capisco (su La persona peggiore del mondo molto meno). E' buffo infatti come la Haim faccia innamorare tutti e anche Cooper sia ricercato. Ma rende solo il film più dolce, strambo e originale per me ;)

      Sono contento che tiri fuori la parola "amicizia" (nemmeno io l'ho fatto) perchè secondo me per questo film è stata abusata troppo l'altra, amore (di cui io abuso sempre eh, ad esempio domani se scrivo Assassinio sul Nilo ne parlerò tanto). E' un rapporto ibridissimo che un giorno diventerà più chiaro, ma non nelle due ore del film ;)

      Perfettamente d'accordo sul paragrafo sugli anni 70 e su come sia stata bella la scelta "fisica" dei due protagonisti

      Cooper e quella battuta sul giapponese top

      direi che, come dici sotto, veramente siamo d'accordo anche sulle virgole

      Elimina
  2. Risposte
    1. La cosa incredibile è che ho scritto Conor solo sulle righe di presentazione, le più visibili

      Poi sempre giusto

      Chissà da dove è venuto fuori, ahah

      Elimina
  3. il film è davvero spledido e splendente, i due protagonisti sembra abbiano una calamita incorporata, il futuro sarà bellissimo, ma...

    a me ha inquietato quel ragazzo fuori dal comitato elettorale e poi nel ristorante

    https://markx7.blogspot.com/2022/03/licorice-pizza-paul-thomas-anderson.html

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Già, il tizio fuori dal comitato elettorale e dal ristorante... Non viene mai spiegato esplicitamente, ma mi sembra abbastanza ovvio che fosse un giornalista o un investigatore in cerca di prove sul segreto (non voglio spoilare) di Wachs.

      Elimina
    2. Hai scritto "tanto" Ismaele stavolta!

      Ho capito il tuo paragone tra i due Anderson ma, per me, giusto quello, ahah

      Sì sì, quel ragazzo era una spia, molto probabilmente del rivale alle elezione di Wachs. Avesse scoperto prove dell'omosessualità di Wachs le sue speranze di elezione finivano lì ;)

      ah, già che ce so correggo quell'unico Conor

      Elimina
  4. ecco... ennesimo film in cui mi tiro fuori dall'entusiasmo unanime...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma no dai, anzi, il film ha diviso tantissimo eh, io ho trovato decine di pareri negativi o non entusiasti

      Elimina
  5. Trovo che Licorice Pizza sia un film delizioso. E condivido in pieno le tue riflessioni, sempre notevoli ed emozionanti. Ricordo che all'uscita dal cinema ne parlavano quasi tutti in termini negativi. Invece a me è piaciuto fin da subito. Per tanti motivi. Che ho provato a riassumere qui:

    https://www.filmamo.it/scheda/licorice-pizza#recensione-437

    Un abbraccio, Giuse :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ahah, recensione incredibile, credo una delle tue migliori ;)

      che buffo che leggo di fila tuoi due commenti e in entrambi ci sono ragazze che hai descritto di bellezza preraffaellita

      per il resto servirebbero due ore per commentare ogni tua riga, faccio prima ad invitare a chiunque si ritrova in quest'area commenti ad entrare in questo link

      metto comunque qua la tua chiusa

      "Licorice Pizza ha un’enorme mole di momenti memorabili. Scene, anche piccolissime, battute, sguardi, passaggi. Non scade mai nel banale o nel retorico. Ma gira continuamente intorno al fuoco che batte nei cuori dei suoi due personaggi. E il camion in retromarcia, lei che cade dalla moto, il candidato sindaco al ristorante, le code alla stazione di benzina, il colloquio in cui bisogna dire sempre di sì, e la cena a casa di Alana con l’amico di Gary e “io non parlo il cinese”: insomma, questo film è un affresco di istantanee che sono sintesi ed espansione di una bellezza venata di leggerezza, malinconia, tenerezza, dolcezza e lo spaesamento che si prova di fronte all’infinito.
      Perché l’amore è un mare di nebbia.
      E noi siamo viandanti immersi nella tempesta."

      Elimina
  6. Una premessa (per quel che vale) di carattere personale: è impossibile non voler bene a questo film, anche per la curiosa circostanza di essermi fatalmente capitato di vederlo cominciando dalla metà, per poi (successivamente) riprenderlo dall’inizio (e non era possibile resistere!). Ho rivissuto quando da ragazzino, in una curiosa sincrasi personale con quegli anni ‘70, capitava che i miei mi portassero al cinema in ritardo dovendo così aspettare di entrare all’intervallo, vedendo i due tempi in ordine inverso: impossibile (e inconcepibile) oggi: siamo dominati dalla linearità delle cose sin da piccoli (al punto da farne un’aspettativa, ma ciò che ci resta davvero non è mai lineare). Questa circostanza mi ha restituito il personale deja vu di un’epoca mirabilmente evocata per tutto il film. E così non è solo con spirito – diciamo così – analitico, ma anche con una certa genuina emozione dico che LP è già esso stesso ciò che vuole raccontare: un inno alla purezza (Ah… Lei recita talmente bene che non pare mai lo faccia davvero).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma come hai fatto a prenderlo dalla metà???

      Come hai fatto tecnicamente (non l'hai visto al cinema?) che psicologicamente (io non ce la farei mai a vedere un film dalla metà)

      però è bellissimo questo tuo parallelo e questo cortocircuito tra tua vita di adesso, tua vita 30 anni fa e tematiche toccate dal film ;)

      lei incredibile

      Elimina
    2. Ahah… in effetti lo stavo vedendo a casa ma sono stato distolto per poi riprenderlo, appunto, dalla metà (riuscendo comunque a seguire il senso della vicenda fino alla fine). A quel punto dopo un paio di giorni l’ho rivisto dall’inizio… quindi la seconda metà del film nella mia visione ha preceduto la prima; naturalmente non mi ha tolto il gusto… anzi, forse ha aggiunto qualcosa: scoprire il modo in cui approcciano l'un l'altra avendo visto l'epilogo è stato un film nel film (molto divertente nel mio modo di viverlo).

      Elimina
    3. mi sto per arrabbiare che vedi film in sala a casa...

      ma la cosa buffa è che se l'hai visto a casa perchè non hai stoppato allora? (ma probabilmente lo stavano guardando anche altri)

      per il resto questo tipo di visione, seppur sbagliata, è sempre interessante!

      Elimina
    4. fai bene a cazziarmi, ma ormai per andare al cinema da marino devo praticamente arrivare a roma, un viaggio. il bellissimo cinema di grottaferrata, l'alfellini (per le 3 sale quanto per la programmazione) è un'altra vittima del covid. ad ogni modo sì, dovrei farmi coraggio più spesso!

      Elimina
    5. ah... comunque sì, non lo guardavo da solo e non potevo stopparlo!

      Elimina
    6. ti capisco ma allora aspetti che arrivino in piattaforma!

      ci sono tanti film da vedere comunque ;)

      scherzo, fai ovviamente come ti pare ;)

      Elimina
  7. Qualce riflessione, infine, non posso trattenermi dal farla. LP è un’iperbole che ridimensiona il mondo autoreferenziale di tutto ciò che si presenta come un punto d’arrivo, la vanagloria confezionata per l’ammirazione il cui ascendente relega all’anonimato tutto il resto: una sfilata di icone la cui infallibilità brilla tutta negli occhi di chi le guarda. Ma qui Anderson mostra che quella grandezza, quella rassicurante spregiudicatezza di cui luccica il “mondo dei Grandi” non è mai esistita davvero; l’unico atto amabilmente spregiudicato è l’incanto di chi, di fronte a quel mondo, sogna; e sogna perché non sa; salva quindi è l’innocenza (e noi nell’ammirarla!). Ai margini di quel “mondo giocattolo” Alana e Gary sono gli unici personaggi “veri” che possono sognare mondi adulti come scintillanti promesse solo grazie al fatto di non appartenervi, se non altro per “privilegio d’anagrafe”: ancora gli appartiene l’incanto inviolato di un’epoca della storia come della vita, dove tutto è ancora una possibilità, nel momento in cui “si entra in un giardino incantato, dove anche le ombre brillano di speranza e ogni svolta del sentiero ha una sua seduzione” (citando Conrad). Gery e Alana, arrivano solo a sfiorare qualcosa sempre fuori misura per loro (lui una ragazza troppo grande, lei un mondo sempre un po’ troppo in alto) e per questo non c’è mai una distanza che sia calcolabile per i propri slanci. Sì, li vedremo sempre correre, andare. Hai ragione quando dici che lei è una “ragazza bloccata e piena di valori invalidanti” e la conseguenza non può che essere quella di erotizzare il loro “opposto apparente”, gettandosi in esperienze di liberatoria emancipazione nella fretta di “crescere”: una stasi dell’esistenza da cui si esce necessariamente cominciando a guardare il mondo con i propri occhi e Gary è la prima cosa gli si mostra ogni volta che lo fa; perché i suoi occhi sono gli unici a spendersi da subito per qualcosa che sia davvero “desiderabile”: trafitto da quell’unico sguardo. (Eh sì, anche suo padre deve aver visto in quella stagione dell’esistenza un mondo di bellezza troppo spietata per lasciar scampo all’età della ragione, smarrita in un proliferare di sottotesti tanto più sofisticati e profondi quanto insufficienti per una sceneggiatura plausibile della sua vita). Gary finisce per porgerle un’alternativa sempre a portata di mano, ma appunto per questo troppo vicina per uno sguardo perso nell’ “altrove” distante delle ambizioni. Gary la lascerà alle sue aspirazioni in un mondo di promesse che sono immancabilmente tradite perché non hanno nulla da mantenere, mentre con rocambolesca genuinità fa semplicemente della vita la materia prima dei suoi sogni: che lezione e con quanta adorabile generosità è impartita! Anche quando incapperà in Bradley, l’icona della tracotanza che alberga di in ogni sontuosità, ostinandosi ad affrontare proprio lui (che guarda caso lo sfida tanto apertamente). E poi la retromarcia con cui Alana (vero cinema, l’azione come significante puro!) compie il suo (rav)vedersi, fermandosi seduta per la prima volta dopo tanto “andare avanti”: concordo, è un film (grande) in cui “tutto è piccolo” e la grandezza è solo un dettaglio accecante che sovrasta improvvisamente tutto il resto, in quell’attimo che si chiama felicità e può solo essere condiviso con chi lo ha desiderato al punto da renderlo possibile. Tutto è troppo ricolmo perché vi sia spazio per ulteriori illusioni non altrettanto sublimi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Altro commento super...
      E' vero, licorice è la storia di due ragazzi che sognano sempre in grande, sempre più della loro portata, ma con una naturalezza e una possibilità di sbagliare senza conseguenza che possono appartenere solo alla gioventù

      E la speranza ha quasi sempre la forma della corsa :)

      Riguardo quello che dici dopo è paradossale che il suo appiglio alla realtà sia un ragazzo di 16 anni che magari anche lui vive con sogni troppo grandi ma comunque veri, non chimere, non ipocrisie, non inganni

      le cose che fa con Gary sono pazzie senza senso ma che hanno il senso della verità, tutte le altre strade sono scorciatoie fittizie, non reali e non pure, sempre piene di compromessi

      strepitosa la tua lettura metaforica della retromarcia, ora te cancello il commento e la metto nella recensione come scritta da me!

      ancora più bello tutto il tuo finale ,)

      Elimina
  8. Grazie per l'apprezzamento, ma anche a questo film mi ci hai portato per mano col tuo blog.
    La sequenza della retromarcia penso sia una lezione di cinema soprattutto per il contesto, perché non siamo in un film d’azione eppure rimane una pennellata violenta di colore che dà senso all’opera, o comunque senza quella il film non sarebbe lo stesso. La regia qui è tanta roba… perché nulla è eclatante ma ogni dettaglio costruisce un insieme che ha una potenza emotiva enorme eppure sempre delicata; un empatia che sorprende, a cominciare da chi la prova… e ci si trova a specchiarsi in quella loro. Magia, per me.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ma anche per me era la migliore sequenza del film

      ma non avevo minimamente colto la tua lettura, che trovo perfetta

      Elimina

due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao