15.9.11

Recensione: "Happiness"


Mi avvicino per la prima volta al cinema di Solondz.
Il soggetto del film e la presenza si Seymour Hoffman mi facevano decisamente ben sperare ma Happiness è andato ben oltre le più rosee aspettative.
Il titolo è volutamente ironico, non c'è nessuna felicità, se non quella apparente, negli straordinari personaggi del film. Usando un piccolo gioco di parole avremmo potuto tranquillamente intitolarlo Happiless.
Film difficile perchè intelligente, colto, capace di scandagliare il lato oscuro dei propri personaggi, la loro vera natura -in alcuni casi davvero terribile- nascosta dietro la maschera di ipocrisia e di apparente felicità che spesso molti di noi sono costretti a portare.
Happiness racconta in maniera molto frammentaria -quasi ogni scena slegata all'altra- le vicende dei componenti della famiglia Jordan, dagli anziani genitori decisi a separarsi fino alle 3 figlie: Helen una bellissima scrittrice che dietro una vita di successo nasconde una profonda depressione; Trish che sembra avere una famiglia modello ma in realtà è sposata con un pedofilo e Joy, una ragazza bruttina e timida a cui va tutto tremendamente storto (lavoro, relazioni, rapporti interfamiliari), in maniera così totale e continuativa da raggiungere quasi livelli fantozziani. Tra l'altro l'attrice che la interpreta, Jane Adams, se la lotta con Hoffmann e Baker come MVP della pellicola.

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Solondz mescola insieme il tragico, il comico, il surreale, il drammatico e il trash ( ad esempio nei dettagli "eiaculativi" ) in maniera splendida, regalandoci alcune scene davvero leggendarie. Penso ad esempio al dialogo nel call center, alla speciale "colla" per cartoline di Allen o alla telefonata con scongelamento di bistecca. Non con tutti i personaggi però si permette di utilizzare gli stessi registri. Tutte le scene riguardanti Billy ad esempio (il marito pedofilo di Trish) non hanno alcunchè di comico o ironico ma sono al contrario tremendamente drammatiche ( serata dei sonniferi ) se non addirittura devastanti come quella della confessione finale al figlio, una sequenza davvero raggelante resa in maniera strepitosa da Dylan Baker (Bill) e dal piccolo Rufus Read, capace non solo qua, ma in generale, di offrire un'interpretazione strepitosa nei panni di un bimbo che, alle prese con i primi istinti sessuali, scopre di avere come padre un adulto a cui piacciono i suoi coetanei. E' lui a mio parere il personaggio più tragico, la vera e propria vittima del film.
Abbiamo parlato di sesso, già.... Quasi tutti i personaggi di Happiness hanno un difficile rapporto con esso. Esempio lampante quello di Allen, il vicino di casa di Helen, un sex addicted  incapace di intraprendere il benchè minimo rapporto con il genere femminile, se non attraverso telefonate spinte. E' un personaggio che fisicamente non ce la fa proprio a tener dentro le proprie voglie e in questo la recitazione di Seymour Hoffmann, sempre affannato e sudato come se avesse corso una maratona, è assolutamente sublime (film da vedere tassativamente con la lingua originale perchè gli attori sono tutti meravigliosi).
Un difetto di Happiness è quello di avere una parte centrale un pò stanca, di essere leggermente ripetitivo e un pò "lungo". Alcune scene, tanto per citarne una quella di Ben Gazzara con l'amante, potevano esser tranquillamente eliminate.
Per il resto è talmente alta la qualità della sceneggiatura, dei dialoghi, degli attori (praticamente tutti poi scomparsi, incredibile) e così caustica e sferzante la capacità che ha Solondz di raccontare le propri vicende, da rendere Happiness forse addirittura superiore al film che in qualche modo più gli si può avvicinare, lo splendido American Beauty uscito, è bene ricordarlo, 1 anno DOPO il film di Solondz. Happiness va molto più a fondo, e malgrado si differenzi dal film di Mendes per la sua vena ironica, è molto più cattivo.

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Ho rivisto anche un pò di Bunuel - quello del fascino discreto - in tutte queste tavolate (almeno 3 in ristoranti e 3 private) nelle quali alla fine i personaggi non mangiano mai (o lo hanno già fatto o lo stanno per fare). Potrebbe essere anche una semplice coincidenza però.
E proprio una tavolata, quella finale, servirà per riunire per la prima volta tutti i membri della famiglia, fino ad allora mostratici sempre in solitaria o al massimo in coppia. E' una tavolata di losers, di persone che in un modo o nell'altro, per colpa propria o di altri, nella vita hanno fallito.
E forse soltanto nella sequenza finale del film (strepitosa) vediamo per la prima volta un personaggio felice, una Happiness genuina e non apparente.
" I came" dice Billy a tutta la famiglia.
Te la meriti Billy. Una piccola grande felicità che ti meriti tutta.

( voto 8,5 )

35 commenti:

  1. Credo che sia stata una delle recsnioni più difficili che abbia mai scritto. In realtà si potrebbero scrivere pagine intere su questo film, cercare di mettere tante cose in uno spazio limitato ne va della qualità della recensione e non rende merito al film.

    Ripeto quanto detto, vedere in lingua orignale anche chi non è abituato. I dialoghi tra padre e figlio o la recitazione di Hoffman acquistano tutta un'altra potenza.

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  2. Un ottimo prodotto, anche se, a mio parere, un gradino sotto il Cinema corale di Altman e Anderson, cui Solondz si ispira parecchio in questa occasione.
    Ad ogni modo, certamente una visione che non si dimentica!

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  3. un film notevole, diretto da un autore interessante se vuoi leggere qui http://lafabricadeisogni.blogspot.com/2009/09/happiness.html c'è il mio parere :)

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  4. un film bello peso
    il mio preferito di solondz comunque è lo spettacolare fuga dalla scuola media (welcome to the dollhouse)

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  5. quòtoti dalla prima riga all'ultima. e c'ha ragione il cannibale. pure welcome to the dollhouse spacca. ora ti tocca vedere perdona e dimentica.

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  6. Solondz è semplicemente il mio regista americano preferito, forse perché di americano ha poco.

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  7. quel mescolare la tragedia con la comicità, il surreale con il dramma, mi ricorda "La Grande Abbuffata" di Ferreri. Un film ironico che ritrae grottescamente una società capitalista, destinata a collassare sotto il peso della propria abbondanza. C'entra qualcosa o sbaglio?

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  8. Per Wayne rispondo a parte.

    *James: sì, hai ragione anche se quel gradino sotto forse io non l'ho visto.

    *Arwen: grazie del link!

    *Marco: fuga dalla scuola media non l'avevo mai sentito. Gran traduzione eh? Ora mi informo di cosa parla.

    *Ciku: bentornata! In effetti erano 15 giorni che andavo avanti ad horror...
    Sul film che cita anche Marco mi informo, su Life during Wartime ho le mie perplessità perchè gli attori completamente cambiati rispetto ad Happiness mi danno tremendamente fastidio. Magari devo aspettare un pò di mesi.

    * Era: Solondz rappresenta tutto quello che di solito il cinema americano non rappresenta, come darti torto.

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  9. *Wayne...

    La citazione del capolavoro di Ferreri (insieme all'altro masterpiece di Ferreri, Dillinger è morto, tra i più bei 20 film italiani di sempre) è perfetta quando parli di mescolanza di registri. In effetti in entrambi i film ogni scena comica ha un retrogusto profondamente amaro e al contempo ogni scena drammatica nasconde spesso una vena ironica.
    Sono due film perfettamente assimilabili in questo.
    Però...
    La società capitalista che collassa su se stessa è un'ottima lettura ma non penso sia la principale, in nessuno dei due film.
    In entrambi a me piace soffermarmi sul lato umano delle vicende, quasi in una condizione senza tempo e poco contestualizzata.
    Questi sono drammi umani a prescindere dalla società cui appartengono, anche se la società, qualunque essa sia, è assolutamente decisiva.
    E in questo sono due pellicole profondamente differenti.
    Mentre in Solondz vediamo i personaggi mimetizzarsi in modo ipocrita nella società in cui vivono, vuoi per difesa (il pedofilo) vuoi per "attacco", in maniera aggressiva (la scrittrice), per sopravvivenza (joy) o per status symbol (trish), ne La grande Abbuffata i personaggi hanno fatto un passo più avanti, si sono tolti dalla società e hanno deciso di non volerne fare più parte. Paradossalmente il film di Ferreri potrebbe essere il seguito di Happiness...
    Quindi Tognazzi and co non sono ipocriti, al contrario, combattono l'ipocrisia fino alla morte. Secondo me La Grande Abbuffata è un film molto più intimo e ancora più tragico perchè non ci mostra l'uomo in relazione agli altri uomini o al mondo in cui vive, ma l'uomo di fronte a se stesso, ai propri, ultimi, piaceri, alla Morte.
    Curioso poi il tuo accostamento tra i due film perchè mentre in Solondz (come ho scritto) si assiste sempre a tavolate in cui non si mangia mai, in Ferreri si arriva al "parossismo del magna'" .
    E non è un caso. L'uomo che ormai ha deciso di staccarsi dal mondo in cui viveva non ha più remore, non deve più controllarsi, non ha bisogno di rendere conto a nessuno. Può abbandonarsi, fino addirittura ad esserne vinto, a tutti i piaceri che vuole.
    E, tornando a quanto detto sopra, se invece della tavolata finale di Happiness i membri della famiglia si fossero rinchiusi in una villa per morire trombando e mangiando sarebbe stato perfettamente plausibile.
    E qui potremmo aprire un'altra parentesi infinita sul tema del suicidio.
    Chiamale scorciatoie, scappatoie, viltà o quello che vuoi ma il mal di vivere è una cosa che nessuno dovrebbe permettersi di giudicare, di aiutare sì, in tutti i modi possibili, ma non di giudicare.

    Ciao, e grazie!

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  10. no, non averle!
    cioè, àbbile (come, ammetto, le avevo anche io) però poi scoprirai che pian piano sfumeranno fino a sparire.

    :-)

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  11. Ciku, ma tu davvero mi vuoi dire che quando vedrò quella Joy riuscirò a credere che sia davvero lo stesso personaggio?
    O Trish?
    O Bill?

    Non discuto il valore del film ma è importante o no credere che abbiamo gli stessi personaggi di Happiness?

    Quello "sparire" lo riferisci al fatto che dopo qualche minuto di visione non mi resterà (e fregherà) nulla di Happiness oppure al fatto che più il film va avanti più riuscirò a convincermi che sono gli stessi personaggi?
    Insomma, Perdona e Dimentica vale di per sè così tanto che si può cancellare il ricordo del film precedente oppure è in perfetta simbiosi con esso?

    Ho scritto la stessa cosa in 3 maniere diverse, così, tanto per esser sicuri.

    Ciao!

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  12. all'inizio dici: dov'è il cicciopanza? perchè quel padre lì non è baker? voglio hoffman! poi però (e già l'incipit spiazza) ti accorgi che non importa che non siano loro perchè sei risucchiato nella storia. e se joy non è quella joy va bene lo stesso. io la simbiosi ce la vedo.

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  13. Ah ecco, quindi è questo che accade...
    Se davvero è riuscito a creare simbiosi con attori diversi è un fenomeno.

    ma quando vedi i personaggi ripensi alle azioni che hanno compiuto o ai caratteri che avevano in Happiness, oppure è come se la mente facesse una specie di tabula rasa?
    Si avverte questa continuità?
    E' la mia ultima domanda Vostro Onore.

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  14. nessuna tabula rasa (secondo ME, però. magari a te farà schifo) però la storia è ambientata 10 anni dopo e la gente cambia, in 10 anni!

    :-)

    oh, basta seghe mentali. tu guardalo!

    (io cmq preferisco happiness)

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  15. ottimo il tuo commento oh dae-soo, anche se non mi trovo daccordo. :)
    Tu metti da parte l'influenza negativa che fa la società per concentrarsi sulla fragilità dell'uomo vedendola come una cosa naturale. In parte è anche vero. Il problema è che se si vede in quel modo, si corre il rischio che la fragilità dell'uomo venga usata come giustificazione del marciume che ci circonda. E' per questo motivo che non riesco a concentrarmi sulle vicende personali. Li vedo come dei lavori costruttivi. Ci mostrano fino a che punto riesce a degenerarsi l'essere umano e ci invitano a non ripetere gli stessi errori. Sono ottimisti, attraverso la denuncia sperano in un miglioramento sociale. Sono differenti le chiavi di lettura che abbiamo :)

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  16. * ciku: mi sto facendo così tante seghe mentali che se il cervello avesse un polso l'avrebbe irrimediabilmente compromesso.


    *wayne: no, no, tu hai perfettamente ragione, ma proprio tanto. In effetti non volevo dir questo, anch'io ho parlato di società assolutamente decisiva (senza di essa il 90% di noi a livello microspopico o macroscopico sarebbe una persona completamente diversa), ho solo aggiunto che non sono sicuro che si denunciasse per forza QUESTA società (come tu dicevi nel primo messaggio).

    Come potrai leggere ho soltanto scritto che si potrebbe anche non contestualizzare il film in un'epoca o società in modo così preciso, ma vederlo come l'uomo che si nasconde dal mondo in cui vive in un'accezione un pò più generale.

    Però mi serve un chiarimento:

    "E' per questo motivo che non riesco a concentrarmi sulle vicende personali. Li vedo come dei lavori costruttivi. Ci mostrano fino a che punto riesce a degenerarsi l'essere umano e ci invitano a non ripetere gli stessi errori. Sono ottimisti, attraverso la denuncia sperano in un miglioramento sociale."

    Mi spieghi meglio cosa intendi per denuncia?
    E' senz'altro un film di denuncia, ma la società alla fine è fatta dall'uomo, denunciare la prima alla fine vuol dire denunciare il secondo, è sempre lui il vero protagonista.

    A questo proposito non ho capito bene il passaggio da "non mi concentro sulle vicende personali" al "ci invitano a non ripetere gli stessi errori".

    Non metti sempre in evidenza così l'uomo e il suo libero arbitrio?

    Sempre se ne hai voglia!
    Ciao!

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  17. Sono daccordo, è ovvio che denunciare la società equivale a denunciare l'uomo.
    Con "non mi concentro sulle vicende personali" intendo che, come fai anche tu, non mi fermo a riconoscere i problemi psicologici che affliggono i protagonisti. Li analizzo, andando ad individuare i fattori che li determinano. Chi ha un briciolo di cervello comunque la fa questa riflessione. Spero di aver chiarito.
    E' bello vedere quanto impegno ci metti nel tuo blog, complimenti! :)

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  18. Che bella rece caro oh-dae! Questo regista mi sa proprio che è da amare a prescindere, e, come al solito, quando si è troppo bravi e profondi nello sviscerare problemi sociali, non ottieni mai quei grandi riconoscimenti e le luci della ribalta, forse perchè gli altri ti considerano un autore scomodo (o magari perchè è tutta invidia)!
    Cambiando argomento ieri ho conosciuto di persona Zampaglione in un suo post-concerto e sembra veramente entusiasta del suo nuovo film in sviluppo! Abbiamo parlato del più e del meno sull'horror italiano, che persona favolosa! Ti volevo ringraziare anche se tardivamente sullo speciale che hai dedicato proprio a questo talento in crescita dell'horror italiano ;) Un caro saluto!

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  19. Wayne: ti ringrazio. D'accordo con l'analisi. E' anche vero che in almeno 2 casi (quello di Seymour Hoffmann e del padre di famiglia) la società c'entra poco. Quelle son "malattie" personali (una tra l'altro gravissima, che porta a conseguenze terribili altre persone) e in quel caso la società per loro è solo un bene, perchè li nasconde. In altri casi invece, come ad esempio quello della scrittrice o di Joy, la maschera di serenità e successo che sono costrette a portare nel mondo civile diventa un peso enorme.
    Insomma, non sempre l'ipocrisia cui il mondo ci costringe a vivere deve essere visto come un peso, una costrizione cui faremmo volentieri a meno; in alcuni casi è un salvagente, un alter-ego che nasconde lati terribili ed oscuri.

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  20. *antonio.

    1 ti ringrazio moltissimo.

    2 il caso di Happiness (e forse di Solondz in generale) andrebbe studiato a fondo. E' senz'altro un film scomodo, ma mi sta venendo addirittura il dubbio che non sia uno dei cosidetti film maledetti.
    Nel film infatti c'è un attore più bravo dell'altro, veri e propri mostri di recitazione. Beh, a parte Hoffman che con fatica è diventato uno dei più grandi (personalmente il più) gli altri attori sono quasi tutti scomparsi, almeno nella grande distribuzione (film minori o serie tv e basta).
    Non vorrei che fare un film con Solondz ti marchi a vita, ti fa uscire da un certo giro di produttori-registi gnegne della Hollywood bene.
    Il caso del ragazzino poi è incredibile. A me è parso straordinario, beh, non ha fatto più nient'altro.

    3 Hai conosciuto Zampa! Te l'avevo detto, persona amabile, cortese ed entusiasta. Si mette assolutamente al tuo pari, anzi, a volte mi è sembrato quasi lui in soggezione o in atteggiamento di profondo rispetto.
    Speriamo bene per il film...

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  21. che fortuna conoscerlo di persona. Il suo ultimo film "Shadow" è stato un gran bel lavoro

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  22. che capolavoro happiness. la scena della confessione del padre al figlio e' qualcosa di inimmaginabile, cosi' calma ma cosi' forte di significato, di contenuti. poi tutto il resto del film, attori grandiosi che anche nelle parti piu' noiose non ti fanno addormentare insomma. bello bello bello, e ovviamente ottima recensione.

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    1. grazie ma

      no, nessun avversativo, il ma sei te

      sei davvero il lettore ideale, intelligente, colto, assiduo e soprattutto uno che pesca nell'archivio

      peccato che tra poco non avrai più nulla da pescare se continui così....

      film glaciale

      (ma c'è una regola. Se vedi un film con Seymour Hoffman e lo commenti qui da me devi nominarlo per forza, o.k?)

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  23. eddai su, che serve nominarlo? mi ricordo certe scene di questo film, del suo personaggio, che avevo paura non stesse recitando. e' semplicemente colossale.
    pesco dall'archivio perche' ogni tanto mi ricordo di qualche buon film, e penso "chissa' se l'ha recensito, vediamo un po'.."

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    1. non recita

      è proprio questo

      grazie per il resto, davvero

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  24. Ce ne fossero di film così, io mi sono sentito preso a pugni in faccia in alcune scene, quelle del papà pedofilo su tutte, nella confessione alla fine mi ero immedesimato moltissimo nel bambino e nella sua angoscia.
    Bè poi quando Seymour Hoffman compare sullo schermo io inizio a sudare con lui, un film dove lui è l'unico attore sarebbe un documentario

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    1. stesse sensazioni, lo avrai letto

      e ti ringrazio, hai trovato la miglior definizione possibile per Hoffman, questa te la rubo

      è così :)

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    2. siamo pronti a fondare il seymour-hoffman-fan-club mi sa..

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    3. Posso aggregarmi? :)

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  25. Visto proprio l'altro eri.
    Mi avevano avvisato fosse bello peso, ma... Non immaginavo fino a quel punto. La scena della confessione credo non la dimenticherò mai.

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  26. Lo sapevo. Sapevo che Solondz mi avrebbe fatto stare "male". Sapevo che Happiness mi avrebbe tramortito e scosso. L'ho visto ieri notte. Ho preso il dvd penso quasi un anno fa, ma ho aspettato e rimandato a lungo. Che film, Giuse. Interpretazioni magistrali. La felicità più disturbante che sia mai stata raccontata.
    I personaggi di Solondz sono tutti sostanzialmente dei "falliti" che cercano, più o meno disperatamente, di vivere momenti di (anche trascurabile) felicità. Non ci riescono mai. Restano sempre se stessi. Ancorati alla propria precaria condizione esistenziale, che si tenta in tutti i modi di nascondere dietro la facciata della famiglia (Lenny e Mona; Trish e Bill), del successo (Helen) e del lavoro (Allen; Joy), ma una volta che si alza il velo, una volta che queste stretture si sfaldano, una volta che il sipario va su, restano soltanto loro stessi, soli con la propria vacuità, con la propria inettitudine. Con la quale bisogna fare i conti, inevitabilmente. E il sesso è una delle possibili vie per provare a raccontarsi, per trovare il proprio posto nel mondo e (ri)costruire la propria identità. La sessualità, del resto, soprattutto nelle sue sfumature più devianti e perverse, sembra essere una costante di Solondz (ma dico questo avendo visto solo due suoi film, magari mi sbaglio). In ogni caso, lui non giudica mai i suoi personaggi, nemmeno il più orribile, e ci disorienta in maniera disarmante, per esempio: la musichetta dolce tipica delle sequenze da innamoramento ma come sottofondo allo sguardo pedofilo di Bill mentre osserva l'amichetto di suo figlio; Kristina che racconta come ha subito uno stupro e come ha ucciso il portiere mentre mangia il gelato; la serenità e la tranquillità con cui Trish dice a sua sorella Joy che tutta la famiglia la considera una fallita, ma tra abbracci e sorrisi; e tante altre piccole, potentissime scene.
    E poi quel dialogo tra padre e figlio. Assolutamente indimenticabile. Devastante, straziante, inconcepibile. Quel ragazzino e le sue domande, tra le lacrime, perduto e disperato, di fronte a un padre che ammette di essere il mostro aberrante che è. Questo genere di emozioni mi restano dentro in maniera indelebile.
    E ci sarebbe tantissimo altro da dire, ma ho ancora troppe sensazioni forti addosso per poterne parlare in maniera più lucida. Splendide le tue parole, sempre puntuali, pertinenti, per un'altra recensione che sento "mia".

    (Il prossimo Solondz che vedrò sarà Life During Wartime, appena arriverà il momento giusto).

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    1. rinnovo quello che ho detto l'altra volta, posso pagare per i tuoi commenti

      ai quali è inutile aggiungere niente

      Solondz è così, racconta cose terribili inserendole in una cornice di naturalezza impressionante. Alla fine è come se fosse un Trier sotto le righe, due registi che raccontano i lati oscuri, le cose che non ci piacciono, le cose che alla gente dà fastidio veder mostrate

      uno lo fa in maniera più cinematografica ed esistenzialmente (all'apparenza) più devastante, l'altro in maniera più naturale, ironica e distaccata

      ho appena visto un altro grande film non distribuito, ti piacerà molto, pronto a scaricarlo ;)

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao