26.9.22

Recensione: "You are Here" no, spetta, recensione "Trash Humpers", no, cristo, manco quella, ah, ecco! Recensione "Ghost Town Anthology" - Rocco's House - 5 - e Su Mubi - 2 -

 

Non fatevi ingannare dal titolo del post, la recensione è seria (o comunque - dopo parecchie righe - diventa anche seria).
Semmai saltate tutta la parte dove parlo de cibo e dei soliti problemi a casa de Rocco, senza che i fan di Harmony Korine si offendano però.
Ghost Town Anthology è un piccolo film di un regista che non conoscevo e, dicono, molto sperimentale.
Non so se "sperimentale" è l'aggettivo adatto a questo film ma di sicuro Ghost Town Anthology è un film molto particolare, a suo modo coraggioso.
Siamo in un piccolissimo paesino del Quebec, 200 abitanti appena.
Il paese viene sconvolto dalla morte - forse per suicidio - di uno dei suoi pochi giovani.
Tutti attraversano il lutto a modo loro ma, piano piano, nel paese iniziano ad accadere fatti inspiegabili.
Film a suo modo quasi "unico", perchè per tutta la sua durata avrà una veste "solo" drammatica che nasconde però spruzzate di ghost stories, di fantascienza e di paranormale.
In teoria un film sull'elaborazione del lutto ma, forse, principalmente un'altra cosa.
Con un richiamo gigantesco (che non anticipo qua) ad una bellissima serie.

Che la serata fosse stata strana l'avevo capito già al Conad.
Per il grande ritorno della Rocco's House (in realtà questi mesi c'è stato un altro film visto da lui ma poi quando l'ho recensito mi sono incredibilmente dimenticato di inserirlo nella "rubrica") avevo pensato di fare il mio "famoso" pollo al curry, visto poi che Fede non l'ha mangiato mai. E invece, incredibile, con Tommaso adamo a fa spesa e NON C'E' UN GRAMMO DE POLLO in tutto il Conad.
Niente, vertiamo sulle "casarecce" con guanciale, zucca e gorgonzola ed è andato benissimo lo stesso.
Durante i 40 minuti in cui ho cucinato ho pregato gli altri se intanto cercavamo un film su Mubi.
Ovviamente 40 minuti non sono bastati e così, dopo mangiato, ce semo ritrovati a dovello sceglie insieme.
Decidiamo di vedere You are here, un film sconosciuto con una trama però che dire intrigante è poco e anche dagli ottimi voti. Perdipiù di cortissima durata.
Finalmente siamo pronti.
Parte il film ed è in inglese, meglio dai.
Andiamo per mettere i sub ita e...non ci sono (manco fosse pollo al Conad).
Ok che noi 4 sappiamo l'inglese dal benino (61%) al molto bene (82%) ma nessuno vedrebbe mai i film senza sub ita.
Maremma maiala riparte la ricerca.
Dopo tipo 128 titoli vedo Trash Humpers, di quel Korine del quale da 15 anni vorrei vedè tutto (ho visto solo Springbreakers, forse, almeno a livello formale, il meno koriniano).
Siccome anche Tommaso è molto convinto andamo con quello.
Ci sono 3 personaggi, presumibilmente giovani, vestiti e camuffati da vecchi (come alcuni Jackass per capirsi o come faceva il Nongio).
Nei primi 4 minuti scopano con sacchi della spazzatura, bidoni della spazzatura o fanno pompini alle foglie degli alberi. Tutto esattamente così come ho scritto.


Poi invece spaccano televisori, lanciano in terra televisori, danno calci a televisori e ogni tanto, con un twist di sceneggiatura, spaccano, lanciano e danno calci a uno stereo.
In questi 10 minuti abbiamo riso più volte, io ho anche preso appunti per la successiva recensione. Ma succede un fatto incredibile, Rocco passa da una grassa risata a, un secondo esatto dopo, prendere il telecomando e togliere il film, disgustato.
Restiamo tutti impietriti, non capiamo il gesto, peraltro preceduto da un presunto compiacimento.
Ma nessuno di noi 3 ha coraggio di dirgli di rimetterlo.
Anzi, forse siamo sollevati pure.
Il problema è che sono passate più di due ore dal mio "intanto scegliete un film" e il film non c'è.
Ma, miracolo, ci ricordiamo di un film che avevamo adocchiato un'ora prima, arrivando a un cm dal premere play.
Ormai è psicologicamente impossibile ricominciare a scegliere, andiamo con quello.
E quello è Ghost Town Anthology.
E ora metto un'immagine e dopo quella divento serio.


Siamo in un piccolissimo paesino del Quebec.
E quando dico piccolo intendo piccolissimo, poco più di 200 abitanti.
Il paese è sconvolto dalla morte - non si sa se per suicidio o per un incidente - di uno dei suoi pochi giovani (nel fulmineo e riuscitissimo prologo).
Il fratello è devastato, la mamma pure, il padre non regge la tensione e se ne va via.
In qualche modo tutto il paese è colpito, del resto i giovani, come detto, si contano tra le dita.
La sindaca non vuole aiuti psicologici esterni, il paese saprà affrontare la cosa da solo, dice.
Ma qualcosa di incredibile sta accadendo.
Ed è qualcosa più grande di noi.

Ghost Town Anthology è film particolarissimo, dalle vesti puramente drammatiche (e quindi visibile da tutti) anche se nasconde al suo interno un'anima paranormale con, addirittura, una spruzzatina di sci-fi (anche se solo metaforica).
Il suo incedere è lento, lentissimo, il tipico passo dei film che raccontano dolori ed elaborazioni del lutto.
Ed è questa, senza dubbio, la tematica manifesta.
Il dolore del fratello, quello della madre, quello del padre (tutti dolori veramente grandi e veri anche se affrontati in maniera diversa), lo shock dei paesani nell'affrontare la situazione, tutti i personaggi del film, in qualche modo, affrontano il lutto.
E forse è così grande questa disperazione che "l'apparizione" del fratello potrebbe essere così vista come una necessaria cura di tutto.
L'unico modo  per non impazzire, l'unico modo per stare un pò meglio, è raccontarsi che quel ragazzo è ancora vivo, tra noi.
Eppure i morti "ritornati" sono tanti, non solo quel ragazzo, e tutti legati al paese.
E questo mi fa pensare che Ghost Town Anthology parli d'altro, ma ci arrivo dopo.

Il film è girato in una maniera che si vede quasi mai.
Ovvero con telecamerina a mano (se ho letto bene nelle note di Mubi è in 16mm) ma scegliendo inquadrature completamente opposte al concetto di telecamerina, ovvero quadri fissi, alla Haneke o Andersson per capirsi.
Non so se mi era mai capitato di vedere un film praticamente pieno di inquadrature fisse (ovvero senza movimenti di macchina, carrellate, panoramiche o qualsiasi altra cosa) che in realtà così fisse non sono visto che, inevitabilmente, essendo camera a mano, sono abbastanza traballanti.
Ecco, ho letto che questo regista sia sperimentale, e di certo in questo tipo di ripresa "ibrida" lo è (ma anche girare un film a tematica paranormale e quasi horror con un taglio del tutto documentaristico è qualcosa di inusuale).
Per darvi un'idea guardate l'immagine sotto.
Ecco, ovunque sarebbe questa scena sarebbe puramente horror, eppure qui, anche solo con un frame, è percepibile più il lato drammatico.




Gli attori son bravi, la location la adoro (i piccoli paesi, i paesani che li vivono, il freddo, la neve, la desolazione) e la storia minima e disperata che c'è dentro prende abbastanza.
Il personaggio di lei, la ragazza con leggeri disturbi mentali e l'unico elemento forse veramente "alieno" del paese (ci torneremo) è forse il solo personaggio che prova a dare al film un colore diverso, un possibile sviluppo sorprendente.
In realtà lo farà ma è indubbio dire che Ghost Town Anthology resti un film a passo uno (e ormai chi è abituato a questo tipo di cinema ha bisogno di eccellenze, altrimenti ci si annoia) che non sembra possedere le stimmate per elevarsi di troppo al di sopra della media nè per restare troppo impresso nello spettatore.
Sicuramente riuscitissime le figure dei 4 bambini mascherati, certo un qualcosa visto mille volte ma, quando il film si svela e di conseguenza capiamo anche chi sono, diventano figure più tragiche che altro.
Impossibile, per chi l'ha vista, non richiamare alla memoria la magnifica serie francese Les Revenants (tra l'altro anche questo film, essendo in Quebec, è in francese).
Il richiamo è talmente forte ed evidente da penalizzare il film, sia in un eventuale confronto tra le due opere, sia per una originalità sospetta.
Eppure a me è piaciuto, è piaciuto per questo suo essere sotto le righe, per questo suo racconto di disperazione quasi senza grida, per questa sua impossibile eppure forte convinzione da parte dei protagonisti che no, la morte non è definitiva.
Ed è vero, i morti tornano, tutti li vedono, tutti, quindi non sono soltanto le disperate fantasie di chi ha dentro un dolore troppo grande.
E allora ho pensato che forse Ghost Town Anthology più che un film sull'elaborazione del lutto sia un'opera sulla disperata solitudine. Non è un caso che i morti tornino solo nei paesi, non nelle città. E che questo paesino voglia affrontare la cosa da solo. Ecco, ho la sensazione che il film racconti queste solitudini di paese, così eterne, così perfette. E come in questi ambienti così desolati e desolanti si avverta allora il bisogno che i morti non ci lascino mai, chè già siamo disperati e pochi, chè già la nostra vita è triste, sempre uguale e con pochissima vita intorno, allora voi non lasciateci, state tra noi.


Non è un caso che il "paese" nel film sia protagonista tanto quanto i suoi abitanti.
E' come se si raccontasse una condizione che i cittadini non potranno mai capire, come se quelle 200 anime debbano essere per sempre indissolubili, e bastanti a sè stesse (non è un caso che tornino al paese anche morti vissuti altrove).
Ed è bellissimo che questa cosa così trascendentale diventi paradossalmente "razionale", spiegabile. Come se davvero così debba essere.
E forse non sarà un caso che Adele, la ragazza "scema", quella (lo si dice in un dialogo) che non sa nemmeno la differenza tra razionale ed irrazionale, a fine film se ne stia lassù, sospesa, divisa da tutti gli altri, in un mondo tutto suo.
Mentre sotto di lei dei disperati cittadini affrontano l'irrazionalità della morte con la razionalità che i morti possono tornare.
Per stare sempre insieme

7

Nessun commento:

Posta un commento

due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao