25.1.23

Recensione: "You won't be alone - Non sarai sola"

 

Prendetela, ovviamente, come considerazione personale ma credo che "You won't be alone" sia la più grande opera prima che io abbia visto dai tempi di Synecdoche New York.
E non è un caso che citi il capolavoro di Kaufman, perchè questo film macedone è un'opera gigantesca che, come fu per SNY, ha l'arroganza di raccontare il senso della vita e delle nostre esistenze.
Per citare una frase che mi scrisse un lettore "non è un film con dentro la vita ma è la vita con dentro un film".
Siamo in Macedonia, circa un centinaio di anni fa.
Una strega "marchia" una bambina che, arrivata a 16 anni, dovrà essere la sua prediletta.
I 16 anni passano, la strega torna.
Quella ragazza diventerà a sua volta una strega, ma resta sempre una ragazza che deve imparare tutto dalla vita (ha vissuto sola in una grotta per tutto quel tempo).
Attraverserà più vite, scoprirà tutta la durezza dell'esistenza ma anche tutte le cose meravigliose che può regalare.
Scoprirà che, per quanto tutto a volte possa essere terribile, c'è sempre un "eppure".

Eppure.
Probabilmente da oggi in poi quando leggerò questa congiunzione (tradotta mirabilmente nei sottotitoli italiani) la mia mente non potrà non andare a questo film meraviglioso, gigantesco, per quanto mi riguarda la miglior opera prima dai tempi del Synecdoche New York del semidio Kaufman.

Eppure.
Questa congiunzione che sta a significare che, per quanto qualcosa sia duro, terribile, apparentemente irreversibile, per quanto il destino che ci è concesso possa apparire orribile, c'è sempre un altro modo di vedere le cose, c'è sempre un filo di speranza, c'è sempre un'apertura in una grotta dove possiamo intravedere il cielo.

Eppure.
Chissà quante volte questa parola ha salvato delle vite, chissà quante persone, in momenti devastanti, hanno avuto la lucidità, la forza, la capacità di riuscire a vederlo quell'eppure.
Io - ne abbiamo già parlato mille volte e anche recentemente in Aftersun - per fortuna vidi quell'eppure.
C'è sempre un eppure, c'è sempre, o quasi sempre, la possibilità di vedere  la vita con altri occhi o da un'altra angolazione.
Nessun dolore, nessuna avversità, nessun strega, se lo vogliamo, può impedirci di scoprire, vivere e amare quell'eppure.

"You won't be alone" è l'impressionante opera di debutto di Goran Stolevski.
Un film tremendamente esistenziale, un'opera che, come mi scrisse un lettore commentando Synecdoche New York, "non è un film con tutta la vita dentro ma è una vita con dentro un film".
A differenza però del capolavoro di Kaufman "You won't be alone" ha dentro tanta speranza, tanto amore, tanta bellezza.
Due film per tanti versi sovrapponibili che sono però assolutamente distinti proprio in quell'unica parola, in quell' "eppure".
Ecco, in SNY l'eppure non c'era o, se c'era (in quel finale indimenticabile) non riusciremo mai a sapere cos'era.



 Siamo in Macedonia, fine 800 o inizio 900.
Terra poverissima che ricorda un altro grandissimo film macedone, Honeyland.
Una donna ha partorito.
Riceve però la visita di una strega (arrivata presumibilmente sotto forma di gatto - le metamorfosi animali contraddistingueranno tutto il film -), una strega che tutti conoscono, la "Zitella Maria", la "Mangiatrice di Lupi".
La strega vorrebbe bere il sangue della bambina (così sopravvivono) ma la madre, disperata, le offre un patto, le avrebbe dato sua figlia al compimento del 16imo anno di vita.
La strega accetta ma prima, come segno di riconoscimento, graffia la gola della neonata, togliendole la parola per sempre (nel film la nostra protagonista mai parlerà, anche se la sua "voce nascosta", fuoricampo, ci accompagnerà sempre, anzi, credo che sia forse la cosa più grande del film).
La madre nasconde la figlia in una grotta, completamente isolata, facendola crescere come un animale, sperando così che la strega non la ritrovi mai più.
Ma la strega, una volta che la ragazza compie i 16 anni, entrerà nella grotta sotto forma di aquila.
E prenderà la ragazza con sè, facendola diventare a sua volta una strega.

So fa fatica a trovare un solo difetto in un film così grande.
Ambizioso vero, ma umile nel porsi.
La magnifica regia, gli interpreti eccezionali, la scrittura altissima (credo sia una delle più belle voci fuori campo che io ricordi, sia per significato - quella voce è in realtà la voce di una ragazza che voce più non ha - che per quello che dice), il significato dell'opera, la colonna sonora, ogni aspetto fa di You won't be alone un piccolo capolavoro (personale) moderno.
E' anche difficile parlare delle tematiche presenti perchè, come accade con questo tipo di film, qualsiasi cosa possa venirci in mente la ritroviamo dentro.
Un film sulla difficoltà del vivere, un film sulla bellezza del vivere, un film sullo stupore, un film sull'apprendimento, un film sulla condizione femminile, uno sull'amore, uno sull'aiuto reciproco, uno sull'invidia, un film sulla maternità, uno sulle privazioni, uno sulla speranza e uno sulla rassegnazione, uno sulla violenza e uno sul mutuo aiutarsi.
E tanto tanto altro.
Cerchiamo di mettere le cose in fila.
Nevena, la ragazza che fino a 16 anni ha vissuto in una grotta, è ora uscita (in una sequenza che ricorda quella indimenticabile di Room), con quella strega che le ha ucciso la madre (la mamma-sussurro, come la chiamava lei).
Nevena però sin da subito - e questi sono i segni della contrapposizione che avremo per tutto il film - dimostra di non avere "l'attitudine" per essere strega. Accarezza gli animali invece di ucciderli e berne il sangue, ha un'aria sognante, è curiosa, si stupisce e si innamora di tutte le cose che scopre.
Come dicevo è già in questa prima frase che comincia la contrapposizione tra la strega Maria e Nevena.
Contrapposizione riassumibile in due frasi.

"Aspetta e vedrai" della prima

"Eppure" della seconda

La prima, infatti - e lo scopriremo nel flashback del suo passato - ha avuto una vita tremenda, senza amore, senza nessuno.
E, proprio quando (dopo l'incontro a sua volta con una strega) pensava di aver trovato un uomo e poter realizzare così il suo sogno di diventar madre Maria sarà invece sfruttata, violentata e umiliata.
Quasi morente berrà del sangue da un animale che lei stessa uccide (così richiede la sua natura da strega) e per questo verrà bruciata.
Emblematica la sua frase prima di "morire" (in realtà, essendo strega, non morirà ma vivrà in eterno ustionata, con l'aspetto di un mostro):

"Non ho visto niente della vita"

Ecco, questa frase simbolica sarà il mantra di Maria, una donna vissuta nelle privazioni e nel dolore che ha quella esperienza come unica conoscenza della vita.
Si soffre, si provano dolori, si viene violentata (dagli uomini), si muore.
Ecco quindi il senso di quel "aspetta e vedrai" che dice continuamente a Nevena, come a dire che qualsiasi cosa di bello sta scoprendo poi, un giorno, svanirà e anche lei, in mezzo agli esseri mortali (secondo Maria cattivi per natura) soffrirà moltissimo.
Ed è vero, Nevena nelle sue 4 vite (più volte si troverà, anche non volendo, ad uccidere esseri umani e prenderne le sembianze) soffrirà moltissimo eppure (ecco che l'eppure adesso è venuto automatico anche a me...) non smetterà mai di voler imparare cose, scoprire le bellezze del mondo, "essere un essere umano" in mezzo ad altri esseri umani.
Non smetterà mai di credere che in quella vita "mortale" ci possano essere cose straordinarie, cose per cui vale la pena vivere.
In questo senso assistiamo ad almeno 3-4 sequenze quasi liriche, come quella quando Nevena esce dalla grotta, come quella in cui scopre la solidarietà femminile (ci torneremo) e, soprattutto, quando diventa bambina e scopre un mondo bellissimo ("non lo sapevo" dice, "non potevo saperlo") dove tutti la amano e tutti la rendono felice (due minuti sull'esser bambini che valgono film interi sull'argomento).

Spesso, però, prima di scoprire cose bellissime Nevena ne vede prima il contraltare.
Pensiamo alle sue due prime esperienze col sesso, contraddistinte da vera e propria violenza, non volute e terribili (tanto che, simbolicamente e non, la porteranno ad uccidere il partner).
Poi, però, una volta uomo (anche qui torneremo) Nevena (appunto da uomo) fa sesso con una donna, un sesso bello, che porta la donna all'orgasmo e la stessa Nevena a scoprire cose nuove ("Si può spiegare?" si chiede).
Non è sicuramente un caso che da donna, violentata da due uomini, Nevena provi solo dolore e paura, mentre da uomo, facendo l'amore con una donna, scopri il vero sesso.

Andiamo ad un altro punto, sempre di contrapposizione.
Prima Nevena dice che "Quando un uomo è nella stanza tu non sei una donna, sei solo stufato e pane, sei solo acqua che gli scorre intorno"
(frase bellissima, anche qui due minuti che raccontano una certa condizione della donna dell'epoca - ma anche tante di adesso - in maniera sublime).
Poi, però, la vediamo imparare a ridere con le donne perchè "quando invece sei con le donne torni ad essere te stessa, perchè per loro non sei acqua che scorre ma uno specchio".
Anche qui, come col sesso, una prima scoperta traumatica poi ribaltatasi se vista da un'altra prospettiva (sempre l'eppure...).
Non dobbiamo però pensare che, anche se nei primi 40 minuti lo sembra, You won't be alone sia un film misantropo.
No, si dimostrerà tutt'altro.
Nevena infatti capirà e scoprirà che esiste anche il vero amore, che una donna e un uomo possono provare insieme emozioni indescrivibili.
E questo specie e soprattutto se, ed è questo un altro fil rouge del film, il mondo viene visto con gli occhi del bambino.
Quando Nevena diventa uomo questo, avendo acquisito la sua "anima", torna ad essere bambino, un essere umano "appena nato" che si innamora di tutte le cose che scopre (l'attore è meraviglioso, tenerissimo, e lo sarà anche quello che interpreterà il marito di Nevena nel finale).



La stessa Nevena lo dirà (sotto forma di Biliana)

"Non voglio il suo corpo ma il bambino che c'è in lui"

Perchè questo, anche questo, è You won't be alone, un film sullo stupore.
Un film sulla scoperta delle cose, un film sul mondo visto con gli occhi di un bambino.
In tutte le sue forme infatti, quella originaria, quella "di Noomi Rapace" - sempre più bella -, quella da uomo e quella da bambina (ah, anche in questo aspetto TWBA somiglia tantissimo a SNY, in questo "tutti vivono la vita di tutti", come se ognuno di noi facesse parte di un'unica, gigantesca esistenza comune), in tutte le sue forme Nevena scopre il mondo e le cose nuove, i lavori, le usanze, la natura, gli esseri umani, i sentimenti.
(tanto che oltre allo stupore diventa anche film sull'educazione e l'apprendimento, una specie di Dogtooth positivo. Non è un caso che all'inizio, proprio come nel capolavoro greco, Nevena dia nomi "sbagliati" alle cose).

Ed ecco così che vuole avere come compagno un ragazzo (leggermente ritardato) che possa vedere il mondo con occhi simili, senza le sovrastrutture mentali e le tradizioni secolari che ne avrebbero fatto un uomo come gli altri.
Insomma, questo film racconta sì di un mondo maschilista, violento e terribile, ma anche di tutti quegli "eppure" che gli girano intorno.
Ma la strega Maria tutte queste cose non le sopporta, lei i contraltari belli delle cose brutte non li ha mai conosciuti.
E per questo è gelosa di quella ragazza, e per questo è invidiosa, e per questo prova continuamente a riprenderla con sè, e per questo gli dice che la vita che sta vivendo "è solo un'altra prigione" (facendo riferimento alla grotta dei primi 16 anni) e per questo gli dice che non serve a nulla trasformarsi da cadavere (alludendo alla mortalità degli esseri umani), e per questo le uccide quel marito che tanto ama (sotto forma di cinghiale), e per questo le ripete continuamente "Aspetta e vedrai".
Eppure Nevena/Biliana di anni ne stanno vivendo tanti e quell' "aspetta e vedrai" alla fine è sempre messo in discussione perchè la ragazza, malgrado tutto, ama sempre di più la vita.
Anzi, si rende conto che quella vita la ama in "ogni versione di me", e per ogni versione di sè non intende tanto le vite che sta attraversando ma quell'unica e al contempo doppia vita che la rende al tempo stesso essere umano e strega (anche qui ci sono parole bellissime su questo scorrere infinito che sente dentro di sè, a richiamare forse il tempo immortali e che vive. Mi ha ricordato lo struggente personaggio del pupazzo di neve in November).

Ogni versione di Nevena, umana e stregata, è capace di vivere, innamorarsi, scoprire il bello.
E tutto questo, Nevena lo dice:

"Non può essere una menzogna"

no, tutte le cose che sta vivendo non possono essere false, non è possibile che tutto sia solo dolore e oscurità, quell' "Aspetta e vedrai" la martella ma no, non può essere tutto solo un'illusione.
Prima di arrivare al finale voglio ribadire quanto io abbia amato da morire questo film in ogni suo aspetto.
La regia, le ambientazioni, le sequenze spesso liriche, gli interpreti (e che bello che tutte le versioni di Nevena, interpretate da attori diversi, siano una più tenera, empatica e dolce dell'altra, a ricordare che l'anima è sempre quella), la colonna sonora a tratti struggente, la voce fuori campo meravigliosa e il messaggio che il film lascia.

Nevena è diventata madre, lei a differenza di Maria ce l'ha fatta.
Maria non è un mostro, semplicemente è una ragazza a cui hanno rovinato la vita e che non ha avuto le armi e le possibilità di vivere le cose belle dell'esistenza.
E' incattivita, non cattiva.
E' gelosa, è invidiosa.
Ha conosciuto una sola vita e per lei solo quella deve esistere.
Adesso però vede che un essere soprannaturale come lei, un'altra strega, ha saputo vivere, ha saputo unirsi al mondo, ha saputo convivere con gli esseri umani, ha saputo ridere, gioire, divertirsi, scoprire tante cose.
Quell' "aspetta e vedrai" si è rivelato sbagliato, e Maria lo sa.
Piange forse per la prima volta in vita sua quando vede quelle mani da strega stringere quelle della bambina, qualcosa che per lei era inconcepibile e qualcosa che il mondo non le ha permesso.

"Perchè per te è stato tutto così semplice?"

chiede a Nevena

una frase unica e massacrante, con un mondo dentro

Ma Nevena si è meritata tutto quello che ha perchè ha sempre creduto nel mondo, ha sempre visto uno spiraglio, lei che per 16 anni ha avuto come unica finestra quella fessura nella grotta e considerato i colori del cielo - azzurro, rosso e bianco - come unici "compagni" di vita.
Lei ha sempre bramato il mondo fuori dalla grotta, il mondo fuori dalla prigione, il mondo fuori dalle cose brutte.
Quella fessura nel cielo è stato il suo primo "eppure".
Maria non accetta la sconfitta e toglie la voce anche alla figlia di Nevena.
E Nevena, come atto d'amore, decide di far diventare la sua stessa figlia una strega, con quell'unico "sputo di sangue" che le è concesso.
Tanto, anche se strega, saprà vivere le cose belle della vita.
Saprà amare, saprà piangere, saprà sorridere, saprà stupirsi, saprà, soprattutto, una cosa.
Ovvero che qualsiasi cosa accada, qualsiasi momento difficile si possa vivere ci sarà sempre, se si ha la forza di andare a cercarlo, un 

eppure

9

8 commenti:

  1. Che film meraviglioso, Giuse! Me ne sono innamorato praticamente subito. L'ho vissuto pienamente in ogni istante, in ogni fotogramma. Un film trascinante, emozionante, che mi ha dato così da tanto da pensare, immaginare, cercare. Cresce alla distanza (come ogni eppure). C'è molto di quel poetico di cui tento di occuparmi ormai da diversi anni, anche per questo non ho potuto non perdermi e ritrovarmi in un'opera così potente. A tal proposito, perdonami se mi cito, ma il fatto è che

    la poesia non lascia mai che “nulla” sia l’ultima parola. È l’infinito di cui canta Baudelaire il verso vuoto alla fine di ogni composizione. Un infinito che, inevitabilmente, contiene tutto, compreso quel nulla che è il luogo prediletto del dire poetico, il luogo necessario affinché si compia ogni processo metaforico. Niente si estingue, dunque, tutto diventa. È (anche) in questa ottica che deve essere inteso il meccanismo di sospensione di senso e di prospettiva che sta alla base della costruzione del significato poetico: ogni cosa non si esaurisce in sé stessa, ma sfuma in altre e in altro. Ogni poesia contiene un “eppure” (Flauto, Il verso dell'uomo, 2018, pp. 127-128).

    Ecco, quella che io chiamo costruzione poetica del significato accompagna e sostanzia tutta la narrazione di You Won't Be Alone. E lo fa in maniera pregevole.

    Leggerti è sempre un piacere. E, secondo me, hai colto e restituito il cuore pulsante di questa storia, di questo viaggio, di questo fuoco vitale.

    Allego le mia divagazioni intorno a YWBA:
    https://www.filmamo.it/robertoflauto/recensione/you-won-t-be-alone

    Un abbraccio, vecchio mio :)

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    1. Io non so cos'è la poesia ma anche non sapendolo...sapevo che questo film è poesia messa per immagini (e testo).
      Se l'avessi visto prima io te l'avrei consigliato 30 secondi dopo, sapendo quanto l'avresti amato

      il verso dell'uomo!

      perchè lo conosco quel libro? ahah

      vengo a leggerti presto

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  2. Oh, allora quel "eppure" lo avevo azzeccato anche io (avevo guardato il film con sub inglesi e al momento di scrivere il post ho dovuto renderlo in italiano).
    Che dire, veramente un film particolare e bellissimo, un horror che horror non è e che ti racconta la vita nel modo più spietato e dolce possibile. Davvero impressionante che sia un'opera prima!

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    1. Oddio, in effetti quell' "eppure" non è mai spiegato, e ciò lo rende bellissimo.
      ...eppure penso che il significato sia quello e quindi semmai abbiamo sbagliato in due (anzi, in 3 con Roby sopra)

      vengo a leggerti :)

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  3. Uau, mai come in questo film sono rimasto incollato alla storia, chissà se ho mai battuto le ciglia? Ci sarà bisogno di più visioni, per suggere tutto il possibile. Una bimba di Malick, questo Goran, il lirismo di certe inquadrature sono proprio tipiche. Stupendo. Tutto. Quanto la tua recensione, al solito. Sulla Rapace inizio a pensare che abbia fatto un patto col diavolo. O dovrei dire con...

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    1. Oddio, ma ho visto solo adesso che ha 43 anni,pazzesco...

      sembra 30, ti giuro

      non avevo ripensato che sì, è vero, alla fine son 15 anni e passa che la vediamo

      film incredibile, io visto due volte sì ;)

      e grazie...

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  4. Visto, di nuovo per la terza volta, in versione senza sottotitoli perchè ho voluto concentrarmi solo sulle immagini e i suoni del film; questa è un opera che va ad aggiungersi a non molte altre che resteranno impresse nel mio vivere. Quando provo quella sensazione di uscire da me stesso e di entrare in quel mondo che mi viene mostrato attraverso il mezzo cinematografico. C'è chi la chiama la "Magia del Cinema" e forse proprio di Magia si tratta, quando resto incantato...Buonanotte Giuseppe.

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    1. sono esattamente le parole che scriverei (ho scritto) anche io per questo film, che solo magico si può definire, straordinario

      buongiorno!

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao