1.1.23

CLASSIFICHE 2022 IL BUIO IN SALA - I MIGLIORI 15 FILM USCTI QUEST'ANNO IN ITALIA e altre piccole cose




 Probabilmente questo è stato l'anno in vita mia (o almeno negli ultimi 10 anni) con meno film visti.
Ho anche paura a dire il numero totale ma siamo lontani dall'essere uno a settimana...
Altra cosa "strana" è che questo spazio, da sempre caratterizzato per i film non distribuiti, quest'anno non solo non avrà la classifica a riguardo (di solito la facevo sempre a parte) ma, vi giuro, credo che fuori sala (80%) e piattaforma (15%) io abbia visto sì e no 5 titoli non arrivati alla distribuzione ufficiale in Italia.
E allora pace, mi limito ad un unico post dove riordinare 15 film belli o bellissimi visti in sala (tranne due, e uno mannaggia a cristo) e dopo aggiungere cose alla rinfusa come un paio di delusioni e altre minicategorie.
Nel 2023 si spera di far meglio :) 

I TITOLI RIMANDANO ALLE RECENSIONI




Richie Bravo è un cantante da balera famosissimo decenni prima.
Adesso è "vecchio" e per arrotondare deve fare concertini con musica in playback davanti ad esangui - ma appassionate - vecchie fan, fan con le quali (e questo tipo di sesso-amore in Rimini è trattato in modo meraviglioso) va anche a letto a pagamento.
Tutto questo in una Rimini invernale, nebbiosa, con un'ossimorica neve che fa pure capolino.
Tutto questo in alberghi che hanno smesso di essere vivi da 30 anni, così come il protagonista.
"Rimini" è un film sulla solitudine, sulla sopravvivenza, sul cercare ancora di restare aggrappati a quello che si era.
Un personaggio principale straordinario e un soggetto che adoro in un film, però, che pur bello risulta un pochino fragile narrativamente, ha una seconda storia debole e un finale, ahimè, che è la parte peggiore di tutto.




Siamo dentro il ristorante (con cucina a vista) di un importante chef.
In tempo reale vivremo tutto lo stress, le difficoltà, le pressioni psicologiche che questo lavoro può comportare.
Eppure Boling Point  - oltre che piccolissimo affresco di un mondo, quello dell'alta cucina - è anche viaggio psicologico e intimo di un solo uomo, un uomo che in un'ora e mezza vive e trattiene mille emozioni.
E forse trattenerle così a lungo può portare solo a un epilogo, quello del meltdown, del punto di ebollizione.
Tutto in un incredibile e unico piano sequenza



Piove è senza ombra di dubbio uno dei migliori horror prodotti in questi anni nel nostro paese.
Roma, uno strano fumo proveniente dal sottosuolo rende le persone sempre più rabbiose, l'odio serpeggia.
Colpirà tutti, anche una famiglia devastata da una recente tragedia.
Piove è sì un horror ma ciò che lo eleva è la sua parte drammatica, è il racconto esatto, terribile e doloroso di alcuni inferni famigliari, tra padri e figli adolescenti che un tempo si amarono e ora si odiano, tra vuoti incolmabili, tra ferite dell'anima e del corpo, tra sensi di colpa che si provano e si danno.
E anche un film pieno di interpreti eccezionali, dalla grande colonna sonora, dalla grande fotografia.
Un'opera coraggiosa che ha la forza di andare nel profondo e mostrare realtà al tempo stesso quasi sempre più nascoste ma quasi sempre più diffuse.



Opera prima di un giovane regista teatrale - tratto dalla sua omonima piece, vincitrice di Pulitzer-  The Humans è uno di quegli esempi in cui è facilmente percepibile una scrittura "superiore", illuminata, uno di quei testi che - apparentemente parlando del "niente" - sono invece capaci di aprirti la testa, mandarti in mille direzioni diverse, farti provocare emozioni contrastanti e indirizzarti su letture che non c'entrano niente l'una con l'altra.
Senza dimenticare una regia di grande classe e raffinatezza (almeno 3 scene sono eccezionali per come sono costruite).
Un appartamento malandato in cui una famiglia sta per effettuare un trasloco.
Padre, madre, nonna, le due nipoti e il fidanzato di una delle due.
Non usciremo più da lì.
Incomprensioni, dolori, incubi, traumi, dialoghi su dialoghi.
Di cosa parla The Humans? Impossibile dirlo, ognuno lo farà suo in maniera diversa.
Quando una sceneggiatura raggiunge livelli apicali




Siamo a Trieste.
Un vecchio uomo che vive in una grande e vecchia casa (vera protagonista del film) scopre che verrà sfrattato.
Ma quella casa è tutta la sua vita (e nel finale capiremo perché) e lui non vuole andarsene. Decide quindi di murarsi in un piccolo stanzino, nessuno se ne accorgerà.
Film italiano di quel Bianchini di cui provai a vedere "Radice quadrata di 3" (abbandonando dopo 10 minuti senza averne capito una parola) e del quale amai invece molto "Across the river", horror di pura atmosfera, quasi muto e con un solo protagonista assoluto.
L'Angelo dei muri è senz'altro il suo film più sentito, maturo, complesso, e anche quello che scavalca di più il genere puro.
Pellicola dalla grandissima anima che in un finale davvero struggente rivela una storia di profondissimo dolore, certo prevedibile da uno spettatore attento e scafato (noi avevamo previsto il colpo di scena a metà film) ma che non perde minimamente d'emozione.

LA TOP TEN




Siamo in Donbass (ma il film è del 2020, in tempi non sospetti).
Quattro piccole storie, quattro episodi tutti svolti in uniche location.
Un modo per raccontare il clima della guerra - di tutte le guerre - davvero notevole.
Dialoghi eccezionali, vicende tutte legate da fili sottilissimi che, in una sceneggiatura davvero stimolante, sarà bellissimo ricercare per lo spettatore.
Un posto di blocco, una panchina, un ex sanatorio distrutto, una fattoria.
Un film quasi teatrale che racconta dei "duelli psicologici" tutti giocati sul vero ed il falso, sull'impossibilità di capire le reali intenzioni dell'altro.
Ben recitato, benissimo girato, straordinariamente scritto.
Sarebbe piaciuto a Gogol




Paul Thomas Anderson torna con un film ad "altezza nostra", abbandonando le sue immense cattedrali alle quali ci aveva abituato.
E lo fa con un film "da covid", un film piccolo e che ci fa star bene.
Ne viene fuori un'opera molto meno ambiziosa di quelle a cui ci aveva abituato ma non meno bella, forse perchè più accessibile.
Nella Los Angeles del 1973 la storia di un dolce, strano ed irresistibile rapporto, quello tra il 15enne Gary e la 25enne Alana.
Si prendono, si lasciano, si cercano, si staccano, in una serie di vicissitudini raccontate sempre con grandissima leggerezza da Anderson.
Non è una dolce storia d'amore ma, semmai, la possibile genesi - nel finale - di una storia d'amore.
Un film che è un abbraccio e che ha il merito di averci regalato il debutto di una straordinaria Alana Haim e quello di un figlio d'arte, Cooper Hoffman, figlio dell'immenso Philip Seymour.




Terzo film di Garland che vedo e, per quanto mi riguarda, terza grande opera.
Se Ex Machina aveva accontentato tutti, se Annientamento pure (ma in senso contrario, quasi tutti l'hanno poco amato), questo Men è di sicuro il suo film più divisivo.
Del resto è il più complesso, il più coraggioso.
Harper, dopo il suicidio del marito, decide di prendersi una pausa e si regala una breve vacanza in un piccolo paesino inglese.
Il posto e la casa sono bellissimi ma i paesani sempre più inquietanti...
Forse quel luogo e quelle persone hanno un significato ben preciso.
Nella recensione, come, sempre, cercherò di dare una mia interpretazione (senza aver letto una riga altrove) che, giocoforza, sarà molto carente (se non nulla) su alcuni aspetti del film (specie i simboli pagani) ma almeno ha il vantaggio di essere sincera.
Un film di uomini e donne, rapporti tossici, pregiudizi e rinascite.



L'ultimo film dei gemelli D'Innocenzo è ancora una volta, per me, splendido.
Inutile dire che il giudizio è fortemente soggettivo visto che le atmosfere, le tematiche, il mood e la scrittura dei due fratelli ha tutto il cinema che io amo, da sempre.
La storia di un dentista, benestante, della sua splendida casa e della sua famiglia perfetta.
Ma c'è qualcosa in cantina, qualcosa di terribile.
Thriller psicologico di grande raffinatezza formale, crudo, intenso, con un Elio Germano spaventoso.






Nostalgia è un grande film, malinconico, emozionante, teso.
La storia di Felice, un 55enne che dopo 40 anni torna a Napoli, la sua città natale, città dalla quale dovette fuggire dopo una terribile vicenda.
Felice torna ma non sembra nemmeno un uomo adulto, piuttosto un bambino che torna a quello che era e a pieni polmoni respira tutti i ricordi di un tempo.
Ma il mondo è andato avanti, sono passati 40 anni, di cose nel Rione Sanità ne sono successe e Felice dovrebbe prenderne atto e, magari, andarsene via.
Ma ormai è impossibile farlo, Napoli è tornata dentro le sue ossa e lì vuole restare.
Ancora una volta grande cinema italiano, di grandi attori, di grandi luoghi e di piccole storie ordinarie che diventano straordinarie, con alcune sequenze che non se ne vanno via.
Come quella di una tinozza e di una vecchia donna nuda, scena talmente bella e talmente simbolica da far parte di ognuno di noi.




Film rumeno (una scuola ormai consolidata e che ha portato a vette eccezionali questi anni) che è lezione di regia, lezione di scrittura, lezione di recitazione e che è capace, in un finale indimenticabile - da brividi -  di portare lo spettatore a profondissime e complesse interpretazioni e considerazioni (io ho provato a dare le mie, come sempre).
Cristina è un giovanissima (e bellissima) suora.
Un giorno fugge dal monastero per andare in città, c'è qualcosa di molto delicato che deve fare.
Nel viaggio di ritorno accade l'orrore.
Una storia dolorosa che vi farà soffrire e pensare




Opera prima, magnifica, di una giovane regista friulana, Piccolo Corpo è il racconto di una madre, della sua bimba nata morta e di un lungo viaggio verso un santuario dove, si dice, può avvenire un miracolo.
Quel miracolo è un unico respiro, un unico respiro per ricevere un nome, un nome e un battesimo per non restare confinati per sempre in un limbo.
E il limbo, la condizione di mezzo, è il trait d'union di tutto il film, tra vita e morte, tra realismo e favola, tra passato e presente, tra mare e terra, tra identità sessuale.
Un film di rara grazia e mai retorico, anzi, forte come forte è la sua protagonista.
Ancora, l'ennesimo, grandissimo film italiano.





Athena è un film formidabile, potentissimo, deflagrante come le bombe che lo vivono.
Un viaggio senza respiro dentro una Parigi letteralmente esplosa.
Un film sull'odio, sulla rabbia incontrollabile, sul Caos, sull'impossibilità di capire chi è chi, chi ha fatto questo e quello, chi è il nemico.
Un film quasi unico perchè riesce a trasformare la tecnica usata (una serie di piani sequenza incredibili e un ritmo infernale, alla Safdie) in vera e propria tematica, senza bisogno che l'intreccio venga troppo curato (volutamente).
Un film di 4 fratelli che diventa archetipico, ancestrale, simbolico, ed è proprio per questo (come dicevo appena sopra riguardo la tecnica) che ha il coraggio di non puntare troppo sulla verosimiglianza.
Per quanto mi riguardo un film quasi perfetto e una delle miglior cose mai viste su Netflix.





Terzo film di Peele e terza conferma di trovarsi davanti un grandissimo autore, uno di quelli per cui la definizione di genio non è così arrischiata.
Se Get Out era un film praticamente perfetto ma che (oltre alla tematica razziale) non cercava chissà quanti sottotesti, se Us era invece un film già ambiziosissimo, se possibile, con Nope, il regista americano è andato ancora più su, creando un'opera dagli infiniti sottotesti ma che sa mantenere una sua spiccata spettacolarità, da vera e propria fantascienza blockbuster.
Film davvero unico, al tempo stesso atto d'amore verso il "primo" cinema ma anche grido d'accusa contro i nostri tempi, quelli ricerca del successo, della fama e dei soldi facili, quelli dell'uso strumentale delle tragedie, quelli del voler rendere tutto spettacolo.
Anche andando contro leggi di natura che, se infrante, si dimostrano devastanti per l'essere umano.



Spencer è un capolavoro.
Spencer non è il racconto della vita di Diana.
Spencer è il racconto di un'apnea di 48 ore, 48 ore che simboleggiano e hanno dentro un'intera vita, una vita anfibia, metà reale e metà Reale.
Un thriller psicologico annichilente per bellezza.

ALLA RINFUSA

LE DUE PIU' GRANDI DELUSIONI

1 EO
2 BELFAST

QUELLI CHE Sì BELLI MA SPERAVO TANTISSIMO

1 THE NORTHMAN
2 TRIANGLE OF SADNESS

IL MIGLIORI VISTO AL TOHORROR

MEGALOMANIAC

ALTRI OTTIMI TITOLI 2022

RUE GARIBALDI
THE HOUSE
WATCHER

UN RECUPERO STRAORDINARIO (SAREBBE STATO NEI DUE DI QUEST'ANNO MA E' DELL'ANNO SCORSO)

ANNETTE

PEGGIOR FILM VISTO (FESTIVAL A PARTE)

OCCHIALI NERI



16 commenti:

  1. Mi trovi d'accordissimo con questa classifica, ma il cuore è soprattutto per Annette ❤️

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    1. Grande Vale!

      me sa che su Spencer e/o Annette c'eravamo già confrontati da qualche parte ;)

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  2. Anche a me Spencer è piaciuto tantissimo. Lavoro in un cinema e purtroppo il film di Anderson è stato disturbato da clienti spettatori di merda. Spero di recuperarlo in DVD

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    1. Avevi una sola possibilità di visione Andrea? dico, una sola proiezione?

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  3. dei primi dieci ne ho visto solo sei e stanno bene in classifica.
    Spencer è un film dell'orrore (peccato che non abbiano tagliato la testa ai re e alle regine al momento giusto) e Piccolo corpo un miracolo.

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  4. In attesa del sondaggione, mi limito a dire che di questa meravigliosa lista, ho visto solo 5 film, ma 4 (Spencer, Men, Piccolo Corpo e The Humans) li ho lì pronti per la visione (i primi tre in dvd, il quarto su mubi), e aspetto il momento giusto, forse già nei prossimi giorni.

    Molto velocemente, i film che ho visto tra questi:
    -Nope: bellissimo; mi ha conquistato da tutti i punti di vista, dotato di grande forza narrativa, il "western moderno" più riuscito, con quella scena, di cui tu hai scelto il fotogramma più struggente, che è tra le più belle dell'anno.

    Athena: visivamente splendido, l'ho amato molto, pur fermandosi un attimo prima di farmi innamorare; ma ad avercene di film del genere;

    Nostalgia: quando l'ho visto, avevo da poco perso mia nonna, che era tutt a vita mì. Era anziana e non autosufficiente, molto spesso provvedevo io a lavarla. Quella scena mi ha ucciso.
    E poi c'è lei, Napoli...

    America Latina: la mia prima visione in sala del 2022. Un film che mi ha dato la conferma di una cosa che già sospettavo: il cinema dei D'Innocenzo è quello che meglio racconta la crisi epocale del del maschio contemporaneo, del padre.

    Licorice Pizza: opera preziosa e importante, che ho sentito mia fin dall'inizio, forse uno dei più bei film sul fuoco che genera l'amore, che non può essere che una corsa continua.

    Vorrei dire ancora tante cose su quest'anno di cinema, ma attendo il mega sondaggio. Un abbraccio :)

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    1. Come dicevi giustamente te direi che poi nel sondaggio ti sei aperto ancora più, ahah

      Ovviamente letto il tuo voto famelicamente e con tanto interesse, te e un'altra decina de persone non ve siete regolati in questo...

      riguardo i 5/6 film qua sopra direi che siamo super d'accordo!

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  5. Ma everything everywhere all at once,manco vagato di striscio?

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  6. Nope è anche in una delle mie classifiche, Spencer mi è piaciuto molto ma non mi ha "travolta", nonostante lo abbia apprezzato più di Licorice Pizza o Men, per me due grandi delusioni di quest'anno.

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    1. Basta che non me dici che Men e Licorice sono peggio de a wounded fawn!

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  7. Visti 3, e va benissimo Licorice ma su Spencer assolutamente in disaccordo.

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    1. Tranquilo, Spencer è stato massacrato da almeno metà delle persone che l'hanno visto ;)

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  8. Qualcuno ha visto Candyland?
    Commenti ?

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    1. Io no :)

      è molto carino che tratti l'area commenti di un post come un forum ma ormai i blog non funzionano più così, già sono un miracolo i commenti singoli! le discussioni ormai sono rarissime e, comunque, semmai a post da pochissimo pubblicato

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