Faccio finalmente una capatina nel
selvaggio, sporco, violento e bellissimo mondo del cinema di genere italiano
anni 70, una vera miniera d'oro sia per gli appassionati (che sono più di
quanti sembrano), sia per gli addetti ai lavori che molto spesso hanno preso
pellicole di tale periodo come proprie opere di riferimento. Qua il percorso è
però inverso, essendo Aldo Lado (il regista) ad essersi ispirato all' americano
L'ultima casa a sinistra , nientepopodimeno che il debutto cinematografico di
un giovanissimo Wes Craven (e presto recensito su questi schermi).
Non è però un remake tout court
perchè Lado riesce a rimodellare completamente lo scheletro di sceneggiatura di
Craven, nella trama, nelle ambientazioni, nei personaggi e in alcune dinamiche
(come il personaggio "aggiunto" della donna). Il risultato è (quasi)
straordinario.
Già il prologo, nel quale i
personaggi principali si muovono mischiati alle comparse senza poter quasi
discernere gli uni dagli altri, è indice di qualità e originalità.
Facciamo così la conoscenza sia delle
due ragazze, di ritorno in Italia dalla Germania, sia della coppia di
delinquentelli con la quale, quasi per caso, incroceranno tragicamente i propri
destini (non so perchè, ma questo film mi ha fatto tornare prepotentemente in
testa il terribile massacro del Circeo).
E' nelle sequenze sui due treni,
specie nel secondo treno (quello cui il titolo si riferisce), che il film di
Lado raggiunge livelli di intensità e forza straordinari, non solo emotivi, ma
anche strettamente cinematografici.
L'uso assolutamente geniale della
musica diegetica (l'armonica) unito a quello della colonna sonora
"esterna"; il fantastico utilizzo del montaggio alternato con la casa
del padre, maledettamente "vero" nel dare un senso di contemporaneità
degli eventi ( tra di loro antitetici per atmosfera, ma analogici per alcuni
discorsi intavolati nella cena); l'atmosfera pazzesca che le luci e
l'incessante rumore del treno riescono a conferire, specie nei terribili 10
minuti "finali" delle ragazze; tutto questo regala allo spettatore
una mezz'ora (almeno) di un livello altissimo. Notevole anche l'interpretazione
dei 5, con la dolcezza, l'innocenza e la paura delle due ragazze contrapposta
alla pazzia, alla lascivia e alla violenza degli aguzzini. E quella verginità
persa in quella maniera potentissima metafora dell'innocenza violata.
Poi si arriva al finale... Lado
affida soltanto 10 minuti (dei 90 complessivi) alla seconda parte, quella del
revenge. La contrapposizione tra il buio e le vicende da incubo svoltesi nel
treno, e la luce e la tranquillità della casa del padre è straordinaria.
Tranquillità apparente però, perchè lo spettatore è perfettamente consapevole
del nuovo incrocio di destini che la trama ha riservato.
A dir la verità, però, c'è più di un
punto debole in questi minuti finali. La reazione di Enrico Maria Salerno
(fin lì splendido) alla ferale notizia riguardo la figlia secondo me non
convince appieno, e non parlo della reazione che avrà nei fatti, quella sì
assolutamente comprensibile, ma quella semplicemente emotiva nella macchina; il
primo omicidio l'ho trovato un pò goffo e poco credibile, il secondo troppo
"laborioso" nello svolgimento; la chiusa finale sulla donna convince
e non convince. In generale è proprio quel personaggio a risultare un tantino
assurdo e gratuito malgrado, e questo sembra un paradosso, debba a tutti gli
effetti essere considerarato davvero convincente e perfettamente riuscito. Una
donna che apparentemente sembra la classica borghese perbene ma sotto sotto
(come foto rivela) nasconde fantasie abbastanza perverse; allo stesso tempo ci appare
prima una vittima (nello stupro) per poi diventare la vera e propria
burattinaia del delirio di sesso e violenza nel treno. E' probabile anche una
non velata denuncia di Lado verso un certo, finto, perbenismo.borghese.
Non una pellicola esente da difetti
in definitiva, ma opera comunque notevole, sporca, violenta e umanamente
terribile.
( voto 8 )
Contento di leggere una recensione di questo tipo. Lucida e senza pregiudizi sul genere. Considero questo uno dei migliori prodotti italiani del periodo, e ti consiglio vivamente anche altri lavori di Lado, come "La Corta Notte delle Bambole di Vetro" o "Chi l'ha vista Morire". Se hai tempo e voglia passa pure dalle nostre parti "Le Recensioni di Robydick, Napoleone e Belushi", dove io parlo di cinema bis e degenere, mentre i soci la sanno più lunga. Un saluto, complimenti ancora e scusa per il disturbo. Ciao, a presto!
RispondiEliminabellissimo film. rimasi incollato allo schermo dall'inizio alla fine.
RispondiEliminami accodo al consiglio di Belushi qui sopra: pure La corte notte delle bambole di vetro è un gran film.
Belushi, "scusa per il disturbo" de che?
RispondiEliminaAnzi, grazie della visita!
Ho un pò di problemi con la fruizione del cinema di genere italiano perchè ho il tremendo difetto di (essendo un coglionazzo videotecaro) avere l'etica professionale di non vedere prodotti scaricati. Ora, questo me l'ha prestato in dvd un mio amico (pazzo dell'anni 70 italiano) insieme a L'ultima casa a sinistra di Craven che, credo, vedrò domani.
Vediamo che si può fare in futuro, grazie del consiglio.
Ah, passo da voi quanto prima.
Avevo visto il tuo nome tra gli avventori fissi del bellissimo blog di Lucia, e quello di Robydick un pò dapertutto..., ma sono tremendamente ozioso, finchè non me lo chiedono mi muovo poco...
*einzige: sì, bellissimo. Chiederò al mio amico se ha anche l'altro, credo proprio di sì.
Grandissimo film, con un altrettanto grande Flavio Bucci, attore decisamente sottovalutato.
RispondiEliminaCiao
Assolutamente sì Runes. Tra l'altro da giovane era praticamente identico a Milito e di conseguenza a Francescoli.
RispondiEliminaMe lo ricordo bene anche ne Il Divo.
Io lo ricordo da giovane nello sceneggiato per la TV dedicato al pittore "Ligabue" che è stato girato dalle mie parti, un'interpretazione da pelle d'oca.
RispondiEliminaHa un viso che buca lo schermo.
RispondiEliminaProbabilmente non ha saputo vendersi bene oppure, semplicemente, ha scelto di fare solo quello che gli piaceva.
Tue parti dove?
Bassa Emiliana, o meglio bassa Reggio Emiliana!
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