24.5.23

"Simulacrum" e altri corti da vedere, alcuni davvero bellissimi (o anche la serata a Firenze da un insopportabile Nencioni che, se non andavi, non ti parlava mai più)

 


Vorrei inoltrare alcuni audio (quella cosa che voi chiamate "note vocali") minatori del Nencioni, audio violentissimi verbalmente in cui, in mezzo ad offese varie, ti intimava che se non ti facevi questi 280 km solo per vedere il suo corto, ecco, lui non ti parlava più, non veniva più a nessun raduno, non portava più cose sue da vedere etcetera etcetera.
A niente serviva dirgli "ma sono solo, mi mette pensiero fare questo viaggio e ripartire la notte", no, se non andavi sei un mostro, un ingrato, un pezzo di merda o, come mi pare abbia detto lui (conosco il fiorentino ma non completamente) un "bandone".
Poi però trovi la compagnia di tuo fratello e di un altro amico e vai, a dargli questo scacco morale che gli rinfaccerai per tutta la vita, te che ha già recensito 3 suoi film, te che al raduno hai fatto vedere le sue cose, te che parli sempre di lui e lo pubblicizzi, te che sei anche andato a Firenze a presentargli un'anteprima, te che, qualsiasi cosa hai fatto per lui (più di qualsiasi altro) rimani sempre uno stronzo se poi una non riesci a farne una.
Quindi siam partiti, trovando una coda di un'ora in autostrada e tornando a casa (o almeno io) quasi alle 3 di notte.
La fregatura, la grossa fregatura, è che la serata è stata davvero bella bella e il livello dei corti molto alto (credo di aver visto circa 8 rassegne o festival di corti e quelli di questa serata sono, come media, al primo o al secondo posto), insomma, manco a potergli dire "mi hai fatto fare tutti sti km per dei corti di merda".
No, super belli.
E la serata (in un centro sociale comunista fino al midollo) era organizzata benissimo.
E la gente tantissima.
Insomma, mi sta così sulle palle il Nencioni che vorrei parlar male ma niente, non trovo difetti.

Andando ai corti me ne sono piaciuti soprattutto 4.
E' giusto ricordare però anche gli altri due, uno è Love Story della giovanissimissima Beatrice Fin (quando ho saputo l'età mi son detto "allora cavolo, complimentissimi!"), un corto davvero ben fotografato, con un'attrice principale molto brava e che, alla fine, è metafora dell'amore, della ricerca di esso e di quanto da questa ricerca cerchiamo noi stessi nutrimento (non uso la parola a caso...).

(Tra l'altro malgrado il cognome della regista questo corto ci è stato presentato per primo, mah...)


L'altro è Astronomo di Giulio Melani (con l'attore feticcio di Nencioni, Giacomo Dominici).
Un corto "da Mubi", molto lento e strizzante l'occhio al cinema contemplativo.
Bellissimi campi lunghi (anzi lunghissimi) di montagne e terra brulla per la storia minima di un pittore e del suo cavalletto.
Forse (sempre se il regista ne aveva uno in mente) un pò arduo capire il senso dell'opera ma chi ama la fotografia lo apprezzerà molto.


Per gusti personali metto questi due corti sotto agli altri ma, insomma, un applauso lo stesso.

Degli altri 4 uno ne avevo già visto, ovvero Tiny Matters della dolcissima Guendalina Vannini.
Rivederlo è stato ancora più bello.
Girato con la sempre magnifica tecnica della stop motion (fluida, perfetta, professionale) Tiny Matters è un corto divertente e anche dolcissimo (per tornare alla regista), senza alcuna profondità, senza nessun messaggio ma con un'ironia e una grazia rari.
Delle monete che vogliono scappare dal famelico borsellino, due gruppi di dadi che, come fossero due gang, si sfidano a chi è più potente e un bicchiere che trova la sua anima gemella in una brocca d'acqua.
Davvero sorprendente come con questi pochi oggetti e con un uso perfetto dei suoni si sia potuto raggiungere un gioiellino così divertente e, a suo modo, poetico.



(ah, questo potete anche vederlo, è su Vimeo!!)

Un altro gran bel corto è Blu, dell'amico Tommaso Ferrero (me l'aveva già mandato quasi due anni fa ma io niente, ancora non l'avevo visto. Il fatto è che sapevo che dopo due anni Nencioni avrebbe organizzato sta serata).
Blu è una specie di one man show di uno straordinario giovane attore, Alberto Fumagalli, capace di sdoppiarsi in 6 diversi ruoli mantenendo sempre un livello altissimo di recitazione (paradossalmente l'ultimo frammento, con lui "nudo" e "senza ruolo" è addirittura il più bello, questo per far capire quanto abbia talento).
Questo è un corto in cui bisogna arrivare alla fine per poter darne un senso, in un finale talmente "perfetto" per cui anche tutte le cose che fino a quel momento ti avevano fatto storcere un pochino il naso (frammenti troppo lunghi e apparentemente nessuna coerenza narrativa) finalmente puoi rileggerle e capirle.
Ottimi alcuni frammenti, meno ottimi altri, regia e fotografia di altissimo livello, alcune trovate super (lo sparo che sembra finire nel sugo dello stufato, ad esempio, ma anche tutte quelle istantanee su sfondo bianco a cui dover dare un significato) per un corto rapsodico che, come dicevo, svela la sua anima solo nel finale.
E quel monologo finale, col Fumagalli adesso nudo, vero, "senza ruolo", puro, che ci dà una chiave di lettura a tutto quello che abbiamo visto, a questo nostro sempre nasconderci dietro a delle maschere facendoci perdere la nostra autenticità, è qualcosa di eccezionale, e molto emozionante.
E quel confronto col camaleonte che, mimetizzandosi, viene considerato codardo quando invece, quando lo fa, è perchè "non riesce a fare a meno di emozionarsi" è, se posso permettermi, da pelle d'oca.


Arriviamo poi al Main Event della serata, il corto del Nencioni, Simulacrum.
Ammetto che l'avevo già visto in privato (grazie Alessio) e, alla seconda visione, confermo l'assoluto livello.
Siamo in un'atmosfera post apocalittica, post atomica e direi pure post umana (non nel senso filosofico del termine, ben diverso, ma in questa sensazione di "uomo dopo l'uomo", come se i nostri ossi di seppia ci facciano tornare ad un livello primordiale ed animale).
Il corto richiama molto il precedente nencioniano Zolfo (sia per l'ambientazione, che per il malsano che per le stille luciferine che emana) ma è senz'altro un passo in avanti e ben più ambizioso.
Difficile capirlo, abbiamo sicuramente un manipolo di uomini "sopravvissuti" a qualche Apocalisse (molto probabilmente atomica) legato ancora in qualche modo alla tecnologia.
Uno di questi 3 sarà circuito da una specie di Sacerdotessa che lo ammalierà, cercando di portarlo in una simbolica caverna di perdizione. Caverna che sembra però anche l'ingresso ad un mondo ancora più animale e regredito dove, alla The Descent, vivono esseri umani ormai simili a bestie (difficile capire se sono lo stadio precedente o quello successivo all'altro gruppetto di sopravvissuti).
E niente, location favolose, gran bianco e nero, facce una più top dell'altra (ma da sempre il Nencioni è maestro di facce) per un corto malato, cupo, simbolico e interessantissimo per come unisce questa sensazione di umanità allo stato brado con dei neonosi (al neon) rimasugli di tecnologia.



Forse però il corto che più mi ha colpito è "Parabola di Fera Inferi" di Federico Ghillino.
C'è da dire che il lavoro di Ghillino, a ben vedere, è cosa ben diversa dagli altri.
Non parliamo di un vero e proprio corto ma di una specie di serie suddivisa in 16 brevissimi estratti (noi ne abbiamo visti soli due).
Serie che, insieme al libro da cui è tratta - dello stesso Ghillino - , potete trovare da acquistare.
Insomma, difficile parlare di un qualcosa di cui hai visto solo "un/ottavo" e difficile comparare questo progetto a dei corti fatti e finiti come tutti quelli sopra.
Eppure sti poco più di 4 minuti di immagini mi son sembrati straordinari.
Difficile spiegare quello che abbiamo davanti.
In una tecnica apparentemente poverissima (sembra di trovarci davanti ad un programma da Commodore 64) fatta di split screen, scritte in sovrimpressione di tutto quello che ascoltiamo in voice off, effetti computerizzati volutamente scarsissimi, piccoli riquadri che si inseriscono e tante altre cose che, come queste qua sopra, non sono in grado di farvi capire, Ghillino riesce a tirar fuori un prodotto "nuovo", talmente informe che poi capisci quanto invece sia eccezionale nella forma e, soprattutto, mette dentro questo bellissimo pastrocchio visivo un testo della madonna, poetico, intenso, profondo, recitato dalla voce fuori campo in maniera velocissima, tutto a renderlo ancora più straniante.
Non so di cosa parlerà tutto il progetto ma in questi primi due frammenti Ghillino riesce in pochissimi secondi a farti sentire il disagio dell'adolescente Fera Inferi (tra l'altro interpretata da un uomo, forse lo stesso Ghillino, ma non ne sono sicuro), a farti capire la disfunzionalità della sua famiglia, a raccontare in modo crudo ed emozionante allo stesso tempo il mondo della scuola, dei suoi disagi, delle sue cattiverie.
Quattro minuti vorticosi, a 100 all'ora, in cui le parole ti entrano in testa e negli occhi, lasciandoti la sensazione di perderti ma anche quella, paradossalmente, di poter afferrare tutto il senso delle cose.
Straordinario


5 commenti:

  1. Ciao, chissà se ti ricordi di me... rileggevo il mio blog con i vostri commenti e mi è venuta nostalgia di voi, sei uno dei pochi che ancora scrive e ho pensato di farti un salutino 🤗

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    1. Ciaoooooooooooooooooooooooo

      ma certo che mi ricordo!!

      vedo che te invece hai abbandonato da quasi 10 anni, ti capisco...

      mi trovi in un periodo fermo ma volevo provare a ricominciare proprio domani ;)

      bei tempi eh

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    2. Eh...sono stata rapita dalla vita 😅 però è bello rituffarmi nel passato, adoravo tutti voi ed è un peccato avervi perso, ma sono felice che almeno con te ho avuto la possibilità di un contatto!

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  2. Risposte
    1. Ahah, sì, ci arrivavo ;)

      la vita ha rapito tutti, purtroppo e per fortuna

      ma siccome ho sempre visto il blog come una cosa che se avevo voglia di scrivere scrivevo e se non avevo voglia non scrivevo alla fine sono riuscito ad abbinarlo alla vita

      felicissimo anche io ;)

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