26.2.20

Recensione "O que arde" (Fire will come) (Viendra le feu) - I Film della Quarantena - Giorno 2 di 30 -


Il secondo film della Quarantena è, anche stavolta, un film sottotitolato da noi, non distribuito, di cui, se vorrete, condividiamo link e sub.
Per quanto mi riguarda, dopo il Tous le dieux du ciel di ieri, un altro grande film anche se dove il primo era tutto un "aggiungere" questo qua è tutto giocato sul togliere.
Un piromane torna a casa dopo anni e anni di prigione.
Vive una solitudine cosmica, solo la vecchia madre e una nuova veterinaria lo avvicinano (o meglio, è lui che si fa avvicinare solo da loro).
Tutto procede stancamente finchè non arriverà un nuovo devastante incendio a portare una completa distruzione

DOPO LE 19 METTERO' ANCHE QUA, A FINE RECE, IL FILE


Oliver Laxe l'ho cercato in rete, non lo conoscevo.
Quando ho visto le foto mi son detto che c'era sicuramente una omonimia, mi trovavo davanti un figo pazzesco, un modello.
E invece scopro che è proprio lui.
Dovete capire che il film quando ho cercato il suo nome l'avevo appena visto e non riuscivo a capacitarmi come uno bello così potesse essere anche un autore così sensibile, intelligente, sotto le righe, "brutto" e povero nel fare i suoi film.
A volte c'è questo razzismo contro i belli che, forse per invidia, non vuoi pensare che possano essere anche molto intelligenti e profondi.
Ecco, io se fossi una donna mi lancerei su Oliver perchè uno che gira un film come O que arde ed è pure così bello deve essere una compagnia meravigliosa (poi magari è uno stronzo eh).
Questo è uno di quei film che raccontano scenari di impressionante povertà, come i bellissimi Behemoth, Sto Lyko, Japon, Corn Island ed altri (tutti questi titoli li abbiamo presentati nel gruppo volendo).

Amador è un piromane a ha scontato una lunga condanna per un incendio grandissimo che causò anche vittime.
Viene rilasciato e non ha altro posto dove andare se non la casa d'infanzia dove vive ancora la vecchia madre.
Siamo in Galizia, in una regione remota con giusto 4 case in mezzo ai boschi.
La gente si ricorda di Amador, e per questo motivo sia per lui che per loro è difficile ristabilire un contatto.
Solo una veterinaria, nuova dei luoghi, riesce ad avvinarcisi.
Poi però scoppierà un nuovo, devastante, incendio.


Il prologo del film è straordinario.
C'è questa nebbia-fumo (questi due elementi, quasi confondibili tra loro, torneranno più volte) e un bosco in cui iniziano a cadere alberi come birilli.
Sentiamo solo il rumore del legno che si spezza.
L'atmosfera è ipnotica, sembra quasi un film su Male o metaforico.
E invece poi scopriamo la verità, ci sono dei camion che stanno disboscando.
Poi, però, quei camion arriveranno davanti ad un grandissimo albero, maestoso (credo lo stesso dove poi Benedicta si riparerà).
Si fermano, le luci si spengono.
Una sequenza completamente realistica che solo con la colonna sonora e le suggestioni è diventato qualcosa di magico, da brividi.


Basta questa scena per capire che davanti hai un autore, uno che riesce a vedere "oltre" e a comunicare cose con significanti che in mano ad altri sarebbero solo e nient'altro che quello che sono.
Ma non finisce qui, dopo aver visto Amador uscire di prigione, avremo una ripresa da dentro il bus che lo accompagna a casa.
Altra sequenza capolavoro per colonna sonora, suggestione, movimenti di macchina, con quella campagna che si apre, quel ponte, quel camion, e poi noi che torniamo dentro al bus.
Dico la verità, queste due prime scene insieme all'incredibile finale di fuoco resteranno per me i momenti più emozionanti del film.
Tutto quello che c'è in mezzo, l'intero film, è meno "lirico" e d'effetto ma semplicemente perchè così ha costruito il suo film Laxe, non per difetti.
Inizieremo a conoscere gli spazi sconfinati delle campagne galiziane (Laxe userà campi lunghi e lunghissimi di continuo).
Conosceremo Benedicta, la madre, madre alla quale Amador dà del lei e con cui scambia pochissime parole.
E conosceremo un pochino meglio (ma sempre troppo poco) Amador, un uomo dalla faccia triste, uno di quelli che ti sembrano essere al mondo solo per essere infelici.
E' davvero particolare l'empatia che si crea con questo personaggio di cui, alla fine, non conosciamo alcun aspetto positivo. Un passato da piromane, un presente da uomo scontroso e schivo.
Eppure lo spettatore prova molta umanità per lui, sarà per lo sguardo buono, sarà per la facilità con la quale riusciamo a sentire la sua assoluta solitudine.
Inizia una vita di routine, le vacche al pascolo, i poverissimi pasti, le sporadiche frasi che si scambia con la madre.
Poi conoscerà la veterinaria e nascerà quella che sarebbe potuta diventare una tenera amicizia (bellissima la sequenza con loro nel furgone che ascoltano la radio, delicatissima, con quel brano che da diegetico diventa poi colonna sonora esterna e l'immagine che va nella mucca sul rimorchio, brividi).
Poi, però, fire will come, arriverà l'incendio.

O que arde è uno di quei film che potremmo mettere nella categoria della reticenza, del non dire, del non voler dire.
Di Amador sappiamo solo che causò un incendio, nient'altro.
E un altro incendio, proprio quando lui è tornato, ci sarà.
E' impressionante come questa sceneggiatura ridotta all'osso, fatta di 2-3 elementi soltanto, riesca a diventar cinema ed emozione.
Laxe si limita a mostrare cose, senza spiegazioni, senza indizi espliciti.
Qualsiasi scena può essere importante come completamente inutile.
Perchè Amador si alza di notte? Perchè dorme in macchina?
Perchè lo vediamo spesso in scene di "fuoco" (la stufa, la sigaretta, etc..)?
Perchè quando arriveranno i pompieri vediamo che lui li incrocia in macchina venendo dal lato opposto?
Perchè più che gli altri verso di lui, sembra lui non volere riallacciare rapporti con gli altri?
Cos'è quella foto che trova il pompiere?
Scene di vita normalissima, eppure in questo film che è quasi documentario ma anche un costante ammiccamento ad atmosfere più trascendentali, Laxe ci offre queste piccole pennellate a poterci suggerire - e io penso sia così - che l'incendio finale lo abbia appiccato nuovamente Amador.


Come se il film raccontasse, in metafora, di un'esistenza spenta, senza più ambizioni, sogni, obiettivi, una specie di tristissima vita in cui prima o poi, magari solo per sentirsi vivo, per vendetta di quei luoghi o degli altri, o semplicemente per "natura", ecco, prima o poi fire will come, il fuoco sarebbe tornato, era inevitabile.
Del resto questo è un film sulla sofferenza e le metafore non mancano, come le piante di eucalipto che "fanno soffrire le altre piante perchè sono loro le prime a soffrire", come quella campana di Compostela alla quale è stata rubata l'anima, come la mucca malata.
Uomini, piante, animali e cose, tutti accomunati da sofferenza e solitudine (cosa c'è di più solitario di una campana?).
Ognuno di noi può dare la lettura che vuole, Amador colpevole, Amador innocente e, nel primo caso, provare a chiedersi i motivi.
La grandezza di questo film sta proprio in questo suo essere immediato e nudo, un manichino di un negozio su cui possiamo mettere sopra qualsiasi vestito vogliamo.
Anche, ovviamente, un vestito più "globale", un grido d'accusa contro l'uomo che sta uccidendo il suo pianeta (oltre agli incendi dolosi c'è quell'incipit sul disboscamento di cui vi avevo parlato).
Tra l'altro l'incendio che vediamo è reale (non volevo saperlo ma l'ho saputo) e adesso si spiega l'incredibile realismo della scena, bellissima, mozzafiato, al tempo stesso terribile e magnifica da vedere.
Il fuoco è arrivato, forse a causa di un uomo solo e triste che solo in quello, nel fuoco, sembra sentirsi vivo.
Il fuoco è arrivato e ha bruciato tutto, colline e case.
La mattina dopo in quel fumo/nebbia vedremo un cavallo vagare per le macerie.
Un altro simbolo di solitudine e sofferenza.
Intanto, in paese, un uomo viene pestato.
Non dice niente, non chiede scusa nè si ribella per la sua innocenza.
Si alza, si gira e va via.
Nel cielo un elicottero getterà acqua.

8 commenti:

  1. Bellissimo,
    capita spesso che le tue recensioni entusiaste mi freghino, l'ultima volta è stato con The Grey, che però non hai recensito tu ma Roberto, mi pare, (non capisco tanto impegno per recensire quella cahata). Questo è un film poetico! Triste ma sereno, Denso e rarefatto.
    Grazie mille.
    Uba

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    1. beh, ma se "spesso" le mie recensioni ti fregano mi fai l'unico esempio di un film che non ho recensito io?

      (manco visto tra l'altro)

      ahah, sono molto contento per questo però ;)

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  2. Hai ragione! Allora giusto per dirne uno citerei Us, e correggo spesso con qualche volta. Spesso invece suggerisci bellissimi film, o meglio in cui i nostri gusti si incontrano. L'ultimo, appena visto, è Under the silver lake. Io adoro questi noir dove il senso della ricerca è una ricerca senza senso, tra l'altro c'è anche una componente nostalgica legata alla musica con cui sono cresciuto. Direi che il suo parente più prossimo che conosco sia "Inherent Vice" ma tornando indietro penso subito a The long goodbye o al Grande Sonno. Ma quello che esprime meglio di tutti la tematica della ricerca di un senso nel noir secondo me è Kiss me Deadly, Un bacio e una pistola. Non posso non pensare a questo film quando vedo un nuovo noir, compreso Lynch.
    Bon era per dire che in realtà apprezzo i film che condividi, perlopiù. E per quel che riguarda The Grey, continua così e non lo guardare.
    Ciao
    Uba

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    1. under the silver lake manco so riuscito a recensillo tanto m'ha stranito...

      non riesco ancora ad averne una visione nitida

      e ottimo il paragone con inherent vice, del resto anche con gli ultimi film di Anderson, specie quello, mi accade sta cosa, ovvero sentire di amare quei film ma non avere le armi per farli miei

      io sono una capra e non ho visto nessuno dei 3 classiconi che citi ;)

      speriamo di continuare (ogni tanto) a dissentire perchè essere d'accordo è noiosissimo ;)

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  3. Riprendo questo commento per dire che forse il motivo per cui non abbiamo una visione nitida di silver lake, è forse perché ci si immerge (dico ci perché dalle tue recensioni mi sembra che tu lo faccia, ma lo faccio anche io e molti altri) in un film come un investigatore nel suo caso, con grande attenzione a collezionare gli indizi necessari a trarne un senso compiuto.
    Ma di fronte ad alcune opere, Inland Empire di Lynch tanto per citarne una, questa disposizione alla Marlowe non serve molto.
    Comunque nel caso avessi voglia e tempo di vederlo questo è il link per Kiss me Deadly: https://fil.email/e8BwGJAB
    Buone visioni

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    1. e ci sono anche film dove avviene il contrario, perdersi li rende ancora più belli, non capirli fino in fondo ancora più affascinanti

      insomma, senza rabbia, solo fascinazione

      penso ad esempio ai due film di Bi Gan

      prendo il film, promettere che lo vedrò IMPOSSIBILE, me ne consigliano o mandano 20 al giorno ;)

      (ah, in teoria c'è qua sotto la spunta per avere le notifiche di risposte in mail ma tanto credo che senza account non funzioni, quindi lascia perde...)

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  4. Commento anche questo visto che mi ci trovo, che mi è piaciuto moltissimo nonostante gli spazi "aperti" :-D
    Saranno quei silenzi così calibrati, sarà quell'ambientazione rurale obbligata (come on up to the house, per cantarla alla Tom Waits), qui il regista è riuscito a creare empatia nei confronti del protagonista senza mai calcare. Lascia uno stranissimo senso di quiete inquieta. CondriacoIpo

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    1. Ah, son tanto contento di un commento a questo film sottovalutatissimo per me

      bellissimo commento Ipo

      incredibile l'empatia che ho provato col protagonista, quasi una "magia"

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

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3 ciao